
Non solo ferite fisiche da guarire per le 260 persone lesionate dalle bombe scoppiate lo scorso 15 aprile durante la maratona di Boston. C’è un qualcosa che fa rabbia e brucia come le stesse ferite da rimarginare. Soprattutto sarà difficile spiegare alle 15 persone che si sono viste amputare un arto e che non potranno fare fronte a pagarsi tutte le cure, incluse le protesi e la riabilitazione.
Ancora una volta il sistema americano mostra tutte le sue lacune. Manca infatti una copertura sanitaria pubblica per la maggioranza dei cittadini e il sistema delle assicurazioni private non garantisce le migliori cure e l’assistenza necessaria. E casi come quello di Boston non fanno altro che far brillare le mancanze della prima democrazia del mondo. Per superare il trauma collettivo si ricorre, anche questa volta, alla generosità della gente comune che partecipa alla raccolta fondi che ha superato i 23 milioni di dollari. Una somma esagerata? Non proprio se pensiamo che il costo di amputazione di un arto è di circa 20 mila dollari, mentre una gamba artificiale può costare anche 90 mila euro nel caso di protesi ultra-moderne controllate da microchip. E le assicurazioni? Nel caso che coprano la spesa, si limitano a rimborsare i modelli base intorno a 7.200 dollari. Senza contare le spese di assistenza e di riabilitazione.