
È un appello congiunto quello lanciato dai presidenti di ANCI, Gaetano Manfredi, e di Confcommercio, Carlo Sangalli, che in una lettera indirizzata a quattro ministri chiave - Giorgetti, Piantedosi, Pichetto Fratin e Salvini - mettono in chiaro un punto fondamentale: la rigenerazione urbana non può e non deve essere solo una questione di infrastrutture.
“Un’efficace politica di rigenerazione urbana non può prescindere dalla dimensione economica e sociale, che è quella che dà vita alle città”, si legge nella missiva, che sottolinea come il futuro dei nostri centri urbani sia indissolubilmente legato alla vitalità del tessuto economico e sociale.
Le due organizzazioni, forti anche del protocollo d’intesa che le unisce, avanzano una proposta concreta per la gestione del nuovo “Fondo nazionale per la rigenerazione urbana” che sta per essere definito con un decreto interministeriale: le risorse, chiedono ANCI e Confcommercio, devono essere assegnate direttamente ai Comuni e alle Città Metropolitane.
Ma non solo: i criteri di ripartizione dovrebbero premiare in modo specifico i progetti che, oltre a riqualificare gli spazi fisici, prevedono azioni mirate al rilancio del tessuto economico locale.
La ragione è chiara e allarmante, come dimostrano i dati dell’Ufficio Studi di Confcommercio: il fenomeno della desertificazione commerciale ha già portato alla chiusura di circa 118mila negozi al dettaglio in Italia tra il 2012 e il 2024, svuotando i centri storici e i quartieri delle loro funzioni vitali. Per questo, le due associazioni auspicano anche che il ruolo cruciale delle attività economiche di prossimità venga adeguatamente riconosciuto e valorizzato all’interno del disegno di legge sulla rigenerazione urbana attualmente in discussione in Parlamento, ribadendo con forza la necessità di istituire un’“Agenda Urbana Nazionale” che possa fungere da cornice strategica e di riferimento per tutte le politiche future destinate a plasmare il destino delle nostre città e del terziario di mercato.