
C’è un mercato, nel tempo della crisi e della disoccupazione, che registra segno positivo: quello delle imprese di costruzione italiane che lavorano all’estero. Secondo il rapporto Ance (Associazione Nazionale Costruttori Edili) sull’industria delle costruzioni nel mondo, il fatturato prodotto all’estero nel 2012 dalle imprese è aumentato dell’11,4% nello stesso anno in cui quello prodotto sul mercato interno ha registrato una perdita del 4,2% segnando il punto più basso per il settore delle costruzioni. La forbice tra il trend nel mercato interno e in quello estero, del resto, è da tempo in via di allargamento.
Negli ultimi 8 anni il fatturato realizzato oltre confine è triplicato: + 200% circa, con un salto da 2,955 a 8,7 miliardi ed una crescita media annua del 14,5%. E a ciò va aggiunto che dal 2009 per un numero sempre maggiore di imprese l’estero ha rappresentato oltre il 50% del fatturato totale, a testimonianza della crescente importanza dello sbocco extra-italiano per il settore. Settore che rappresenta anche uno dei pilastri della diplomazia economica messa in atto dalla Farnesina. Per quanto concerne il 2012, il rapporto evidenzia come siano 88 i Paesi che hanno visto la presenza di imprese italiane. Il portafoglio delle nuove commesse (12 miliardi in totale) delle imprese italiane nel mondo resta ampio in Europa extra Ue (26%), seguita da Medio oriente (15,6%), Sud America (15,4%), Ue (12%), Africa Sub-Sahariana (10,2%) e Nord America (10%).