Caso di malasanità a Pordenone, dove una paziente ha presentato una richiesta di risarcimento all’Azienda per i servizi sanitari 5 e la ex azienda ospedaliera Santa Maria degli Angeli, poiché dopo essere entrata in ospedale per curarsi una gamba è uscita subendo l’amputazione dell’altra gamba.
Un caso ai confini dell’incredibile, ma l’azienda ospedaliera sostiene che non esista alcuna correlazione fra le patologie che hanno colpito entrambi gli arti della donna.
I fatti risalgono allo scorso anno quando la donna si è sottoposta a un intervento di atroprotesi al ginocchio sinistro al reparto di ortopedia dell’ospedale di San Vito al Tagliamento. Operazione che non avrebbe creato alcun problema alla paziente che infatti riprese subito a camminare, nonostante iniziasse ad avvertire forti dolori alla gamba destra. Motivo, quest’ultimo che spinse i medici a trasferire la donna nel reparto di chirurgia vascolare per una sospetta ischemia, con una inadeguata irrorazione di sangue alla gamba destra. Era stato eseguito anche un intervento di trombaspirazione. Le sue condizioni si erano poi aggravate tanto da richiedere il ricovero nel reparto di unità coronarica. A un mese dal primo intervento al ginocchio sinistro, alla paziente è stato amputato l’arto destro. La donna ha quindi attivato la procedura di mediazione alla Curia Mercatorum della Camera di commercio per avere ragione e il risarcimento stimato in 600 mila euro: la sua accusa è quella di essersi sottoposta ad un semplice intervento di routine a una gamba, mentre un mese dopo si è vista amputare l’altra.
La gestione della controversia è passata ora all’assicuratore del sistema sanitario regionale, ovvero la Am Trust Claims Management. Secondo lo schema regionale, i risarcimenti sotto i 500 mila euro sono a carico dell’apposito fondo, gestito dall’ente per la gestione accentrata dei servizi condivisi. Per le somme superiori subentra Am Trust Claims Management che assume la gestione della vertenza designando anche un proprio legale. Il primo incontro del tentativo di mediazione è stato programmato per il 5 marzo. Nel caso in cui questo fallisca, la persona che si ritiene danneggiata può ricorrere alle vie legali con una causa civile.