SACE (Gruppo Cdp) e Cerved uniscono le proprie expertise in materia di recupero crediti e annunciano la finalizzazione di un accordo di collaborazione per offrire alle imprese servizi più efficaci in Italia e all’estero.
Grazie all’accordo, le due Società metteranno a disposizione dei rispettivi clienti i servizi di recupero crediti all’estero sviluppati da SACE e i servizi di recupero credito sul territorio nazionale sviluppati da Cerved Credit Management.
“Siamo molto orgogliosi di iniziare il 2017 con questa nuova importante collaborazione al fianco di uno dei principali servicer di recupero crediti in Italia – ha dichiarato Valerio Ranciaro, Direttore Generale di SACE SRV, società di SACE specializzata in servizi di recupero crediti e informazioni commerciali -. Negli ultimi anni le profonde difficoltà economiche a livello globale hanno reso il recupero dei crediti uno dei fabbisogni più pressanti per le aziende italiane: un fabbisogno che diventa cruciale all’estero, soprattutto nei mercati emergenti extraeuropei, nei quali SACE può vantare un’esperienza quarantennale pressoché unica nel nostro Paese”.
“La partnership con SACE rafforza la nostra leadership nel campo della credit collection e offre una maggior tutela alle aziende italiane che esportano - dichiara Andrea Mignanelli, Amministratore Delegato di Cerved Credit Management - In base agli ultimi dati Istat si stima che nei primi undici mesi del 2016 le esportazioni di beni italiani verso i mercati emergenti extra-Ue su cui sono state concesse dilazioni di pagamento siano pari a circa 103 miliardi di euro: l’esperienza di Cerved nell’individuare i crediti esigibili, definire le priorità di azione e sollecitare gli incassi si unisce oggi all’autorevolezza e alla capillarità internazionale di SACE per rendere più efficace il processo di recupero crediti delle imprese italiane all’estero”.
Mancati pagamenti e insoluti: i rischi maggiori sui mercati emergenti
Per le imprese italiane, i rischi di mancato pagamento e di insoluto sono forti soprattutto nei mercati emergenti extraeuropei, terreno a elevato potenziale per diversi comparti industriali: dalla meccanica strumentale (che da sola rappresenta il 21% dell’export nazionale) ad altri comparti intermedi come la chimica e la gomma & plastica, che concentrano la maggior parte del proprio export in mercati altamente complessi quali Cina, Russia, Turchia, Brasile e Algeria.
Questa è tra le principali evidenze emerse da un’analisi congiunta realizzata da SACE e Cerved, integrando informazioni e valutazioni relative ai rischi delle imprese sui mercati interni ed esteri. Il quadro complessivo (grafico 1) è tuttavia composito: i settori food, fashion e furniture - le tre F tipiche del Made in Italy che da sole assorbono un quinto del nostro export - presentano un elevato rischio sul mercato domestico, con un’alta presenza di società a rischio default, ma un basso rischio derivante dall’export anche in virtù di una buona profilazione dei mercati di riferimento, che comprendono aree relativamente consolidate (come il Far e Middle East). Lo stesso vale per il comparto dei materiali da costruzione che, particolarmente colpito in Italia, trova le migliori opportunità all’estero.
I settori della produzione di apparati elettronici e di articoli di gioielleria risultano ben posizionati sia sul mercato domestico che all’estero. Viceversa, il settore della raffinazione presenta una situazione di criticità su entrambi i versanti, dato evidentemente influenzato dalle vicende geopolitiche che riguardano i principali Paesi estrattori di petrolio e dalla volatilità del prezzo delle commodity.
Grafico 1. Rischiosità dei settori industriali italiani sui mercati esteri e sul mercato domestico