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È di circa 26 milioni di euro il costo annuo dei casi di malasanità in Piemonte, ovvero la cifra stanziata e inserita a bilancio dalla giunta regionale piemontese per il Fondo di garanzia, e messa a disposizione dell’azienda ospedaliera Città della Salute che - in qualità di Aso capofila - è delegata a pagare i risarcimenti alle vittime di malasanità della Regione, indipendentemente dall’ospedale in cui si è verificato l’incidente.
Si tratta di cifre – secondo quanto riporta il quotidiano La Stampa - cui vanno aggiunte le spese assicurative e di gestione di sinistri che le singole Asl sostengono e che ammontano a circa 21 milioni di euro. Ed è per questo motivo che la Corte dei Conti rivuole indietro i soldi dai professionisti “colpevoli”. Anche a distanza di dieci o vent’anni. Come è accaduto al ginecologo condannato a risarcire Regione e Asl di un milione e mezzo di euro per aver ritardato un taglio cesareo che ha portato alla nascita di una bambina disabile psichica.
Ma il Fondo di garanzia della Regione copre, a seconda del tipo di incidente, fino a una cifra soglia. Poi intervengono le assicurazioni. I dati della Città della Salute, che anticipa di fatto gli indennizzi, dicono che ci sono tra le 900 e le mille richieste di risarcimento danni all’anno. Nel 2017, ad esempio, sono già state liquidate pratiche per quasi 2 milioni di euro. Le tipologie più interessate dalle cause sono legate alla ginecologia, all’ortopedia e alla chirurgia generale, che rappresentano oltre il 50 per cento delle domande di indennizzo.