
Il problema delle popolazioni colpite dal sisma del Centro Italia trasferite in località lungo la fascia costiera pone in risalto “l’oggettiva difficoltà di ricostruzione dell’area colpita dal sisma”.
Lo ha detto il capo dipartimento della Protezione Civile Fabrizio Curcio intervenendo al convegno “Il gap di protezione assicurativa contro le catastrofi naturali in Italia”, spiegando che “c’è un problema di territorio che è molto diverso da L’Aquila, trattandosi di centri storici già soggetti a spopolamento” da anni. Il ritorno di queste popolazioni nei loro paesi d’origine, ha spiegato Curcio, “non riguarda solo il Governo: il problema del reinsediamento non è legato alla parte economica, ma alla procedura relativa al ripristino di quelle case”. Parlando poi del tema legato alle assicurazioni, Curcio ha proposto che lo “strumento assicurativo diventi come una sorta di monitoraggio della salute della propria abitazione e del territorio”.
Lo scarso ricorso allo strumento assicurativo è un problema conosciuto e dibattuto da tempo. Solo il 2% degli immobili italiani sono assicurati contro il rischio di catastrofi naturali e secondo la presidente dell’Ania, Maria Bianca Farina, per sviluppare questo mercato l’unica strada percorribile è quella “dell’incentivo fiscale, ovvero della rinuncia all’aliquota del 22,5% sui premi di questa tipologia di polizze. Non ci sarebbe neanche un problema di gettito visto che quel tipo di coperture in pratica non ci sono”.
La presidente dell’Ania ha inoltre ricordato le diverse proposte rimaste negli anni lettera morta e ha invitato a riconsiderare il modello francese dell’assicurazione semi-obbligatoria legata al rischio incendio. Sull’argomento, il ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti è stato molto chiaro: “No all’assicurazione obbligatoria per i rischi catastrofali, poiché sarebbe considerata dalle famiglie italiane come una tassa in più”.