Nel 2023 l'Antitrust ha registrato 37 procedimenti conclusi con l'accertamento di pratiche commerciali scorrette, violazioni dei diritti dei consumatori e inottemperanza a precedenti delibere irrogando sanzioni amministrative pecuniarie per 42,12 milioni di euro.
Il dato è contenuto nella relazione annuale del presidente Roberto Rustichelli sull’attività di tutela del consumatore svolta dall'Autorità garante della concorrenza e del mercato.
I procedimenti istruttori in questa materia sono stati 86 con il 66% delle segnalazioni arrivate da consumatori (8% da associazioni consumatori, 16% attivazioni d'ufficio). Le sanzioni hanno riguardato principalmente il settore trasporti, energia, ambiente (21 milioni).
Circa 6,9 milioni hanno riguardato aziende del credito, assicurazioni, poste, servizi, turismo e sport, circa 6,7 milioni le piattaforme digitali e comunicazioni, circa 5,4 milioni da manifatturiero, agroalimentare, farmaceutico e la distribuzione commerciali.
“Il mercato unico resta il principale motore di crescita, produttività e competitività dell’economia europea”, ha detto Rustichelli. “Ciononostante, esso è per un verso ancora imperfetto e richiede di essere completato, mentre, per altro verso, risulta esposto a rischi crescenti di frammentazione per cui il suo sviluppo non potrà che essere al centro delle priorità della nuova legislatura europea. Rileva, in primis, l’allentamento della disciplina degli aiuti di Stato decisa a livello europeo nel marzo 2023 con il “Quadro temporaneo di crisi e transizione”, che ha previsto, tra l’altro, che i Paesi membri possano eguagliare i sussidi promessi da uno Stato extra-UE per favorire l’insediamento delle imprese sul suolo europeo. Una seconda criticità discende dall’utilizzo crescente dei poteri speciali per la tutela degli interessi strategici nazionali, che condiziona lo svolgimento delle attività economiche sulla base di criteri e logiche estranee al mercato, alterando la concorrenza. In quest’ottica, non può non destare preoccupazione il fatto che in alcuni casi il golden power, da strumento eccezionale nato per il controllo degli investimenti provenienti da Stati che non garantiscono la reciprocità, si è trasformato in un meccanismo di generale monitoraggio dei beni considerati strategici e delle vicende societarie e patrimoniali che li interessano. Da ultimo, persiste in tutta la sua gravità il problema, già molte volte denunciato, della concorrenza fiscale sleale tra Paesi membri, che mina non solo l’equa competizione tra le imprese, ma le fondamenta stesse della casa comune europea”.