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Come le tensioni geopolitiche e i dazi ridefiniscono il settore edile globale. L’Italia tra i Paesi europei più esposti, secondo QBE

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Mercoledì, 6 Agosto, 2025 - 07:26
Autore: Gillespie

Il mondo delle costruzioni si trova al centro di una trasformazione che ne sta riscrivendo le regole, dettata da forze che esulano dal mero ambito tecnico o progettuale. A influenzare profondamente il settore sono oggi le tensioni geopolitiche, i nuovi dazi commerciali e l’instabilità dei flussi internazionali di materie prime. 

È quanto emerge dal recente report elaborato da QBE, in collaborazione con Control Risks, che fotografa un comparto chiamato ad affrontare sfide sempre più complesse e ravvicinate. 

L’indagine mette in luce la necessità urgente per le imprese edili di adottare un approccio alla gestione del rischio più maturo, integrato e proattivo, capace non solo di reagire agli shock sistemici, ma anche di prevenirli e pianificarli in ottica strategica.

L’Italia risulta essere tra i Paesi europei più esposti a queste dinamiche, al pari della Germania. La riduzione delle esportazioni verso gli Stati Uniti di materiali da costruzione – uno dei cinque maggiori flussi commerciali a livello mondiale – ha infatti colpito duramente il nostro Paese, in particolare le aziende attive nell’edilizia industriale e infrastrutturale, già messe a dura prova da margini in contrazione e da una crescente incertezza nei tempi di esecuzione dei progetti. Un nodo particolarmente critico riguarda l’approvvigionamento di legni speciali, indispensabili per gli interventi sul patrimonio edilizio storico italiano. Le tensioni commerciali tra Stati Uniti e Canada, che hanno portato a dazi sul legname fino al 35%, hanno avuto effetti indiretti anche in Europa, rallentando le forniture e aumentando i costi dei materiali. In questo contesto, i cantieri italiani rischiano continui ritardi, aggravati da una dipendenza strutturale da risorse esterne che oggi risultano sempre più volatili.

Diversa la situazione del cemento, che rimane meno vulnerabile agli squilibri geopolitici grazie a una produzione quasi totalmente interna: in Italia oltre il 95% del fabbisogno è coperto da aziende locali. Tuttavia, anche questo materiale non è immune da pressioni, seppur di diversa natura. Il suo forte impatto ambientale – rappresenta circa l’8% delle emissioni globali di CO₂ – lo pone al centro di nuove normative ambientali e di un dibattito sempre più serrato sulla sostenibilità. Le imprese italiane sono così chiamate a un delicato esercizio di bilanciamento tra obiettivi ambientali, vincoli di budget e rispetto delle scadenze.

Sul fronte internazionale, la situazione appare altrettanto complessa, se non più critica. 

Acciaio, alluminio e rame stanno registrando rincari significativi, aggravati da dazi, carenze di offerta e picchi di domanda legati alla transizione energetica. L’acciaio, ad esempio, è stato colpito da dazi statunitensi fino al 25%, mentre il rame – sempre più richiesto per la produzione di veicoli elettrici e impianti a energia rinnovabile – ha visto un’impennata del 29% nei primi tre mesi del 2025. L’alluminio, infine, soffre la dipendenza europea da forniture esterne e l’incapacità del mercato di assorbire gli squilibri della logistica globale. Particolarmente preoccupanti sono le prospettive a medio termine sul rame, che rischiano di compromettere la sostenibilità economica dei progetti edilizi. 

“L’aumento della domanda per veicoli elettrici, energie rinnovabili e piani infrastrutturali si scontra con un’offerta sempre più limitata e con dinamiche commerciali in evoluzione” si legge nel report, che sottolinea come questo squilibrio stia già impattando direttamente sui costi e sulla pianificazione dei cantieri, anche in Europa.

In questo contesto fluido e frammentato, QBE richiama le imprese edili alla necessità di rivedere in modo profondo la propria governance del rischio. Le strategie di diversificazione della supply chain – reshoring, nearshoring e riduzione della dipendenza da fornitori unici – sono già in atto, ma richiedono tempo, risorse e capacità di adattamento. “Carenze di manodopera, normative non armonizzate e la dipendenza dalla Cina come singolo fornitore continuano a rappresentare ostacoli significativi” osserva il report. Di fronte a questa realtà, il settore assicurativo può rappresentare una leva fondamentale di resilienza. Se integrata in un sistema di gestione solido e supportata da consulenze specializzate, l’assicurazione consente infatti alle imprese di proteggere la continuità operativa, pianificare con maggiore sicurezza e affrontare le sfide del futuro con modelli più flessibili e adattivi. 

“Per le imprese italiane del settore edile, la gestione attiva del rischio e l’integrazione di strumenti assicurativi evoluti sono oggi fattori cruciali per rimanere competitive” ha dichiarato Mark Micheletti, property portfolio manager di QBE Italia. “La nostra ultima ricerca evidenzia come volatilità geopolitica, dazi e pressioni sulle supply chain stiano incidendo direttamente su costi, tempi e sostenibilità dei progetti. In questo scenario l’assicurazione deve dunque diventare uno strumento strategico, non solo per trasferire il rischio, ma per supportare la pianificazione, tutelare gli investimenti e costruire modelli operativi più flessibili e adattivi”.

In un panorama dove l’imprevedibilità è la nuova costante, la capacità di leggere il contesto e dotarsi degli strumenti adeguati fa sempre più la differenza tra chi subirà le trasformazioni in atto e chi riuscirà a governarle.

Tag: 
QBE
Dazi USA

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