
Tra le tante conseguenze drammatiche di un disastro naturale ci sono anche gli effetti negativi della perdita di posti di lavoro. Per analizzare questo argomento si tiene oggi in Giappone, a Sendai City, un seminario organizzato da Adapt (associazione di studi sul lavoro fondata da Marco Biagi) in collaborazione con i ricercatori della Tohoku University, il Japan Institute for Labour Policy and Training (Jilpt) del ministero del Lavoro giapponese.
Il seminario si svolge in una località vicina all’epicentro del terremoto giapponese del 2011. “Come riportato dal rapporto della European Environment Agency –dichiara Michele Tiraboschi, direttore del Centro studi internazionali e comparati Marco Biagi dell’Università di Modena e Reggio Emilia e coordinatore del comitato scientifico di Adapt, che presenterà il working paper redatto dal gruppo di ricerca- i principali disastri naturali verificatisi in Europa tra il 1998 e il 2009 hanno causato una perdita economica di circa 150 bilioni di euro. Tale importo arriva fino ai 200 bilioni se si considerano anche i disastri di minore gravità. Il monitoraggio effettuato dalla European Environment Agency per il decennio 1998-2009 è netto nell'indicare che l'intensità dei danni causati dai disastri naturali e ambientali dipende da quanto è vulnerabile la comunità esposta agli stessi”.
“Tuttavia, i disastri ambientali e le calamità naturali, sebbene differenti, sono caratterizzati -aggiunge Tiraboschi- da fattori comuni, più di quanto si possa credere; ciò sia per quanto concerne gli effetti che ne derivano, che per la prevedibilità degli stessi. Vi è dunque un problema di falsa contrapposizione, che non giova al sistema di controllo e prevenzione di questi eventi. Quello che manca, sul punto, è una cultura volta alla prevenzione piuttosto che alla mera azione “a danno avvenuto” in fase di emergenza. Ne è un esempio il caso italiano”, e segnatamente il terremoto che ha colpito l’Emilia-Romagna nel maggio 2012. dove la maggioranza dei morti sono stati lavoratori “e dove la morte non è avvenuta al verificarsi della prima scossa ma solo successivamente, dopo qualche giorno, quando i lavoratori, contrariamente all’opinione e alle resistenze dei rappresentanti sindacali, sono stati richiamati in servizio nelle fabbriche e nei luoghi di lavoro per riprendere la ordinaria attività lavorativa e avviare alla fase di ricostruzione. È evidente che migliori strategie preventive, anche basate sul dialogo sociale, avrebbero evitato morti inutili e facilmente evitabili”. Per Tiraboschi “un ruolo fondamentale nel prevenire e gestire in modo razionale e controllato gli effetti dei disastri ambientali e delle calamità naturali sul mercato del lavoro può essere svolto dal dialogo sociale e dalle relazioni industriali”.