
Secondo un recente articolo del Financial Times, gli investitori in azioni islamiche si trovano di fronte a una scelta difficile: come conciliare i principi etici della Shariah con la complessità e la globalizzazione dei mercati moderni. L’industria della finanza islamica ha registrato progressi significativi negli ultimi due decenni, con asset stimati intorno ai 5 trilioni di dollari, ma l’equity investing rimane un terreno delicato.
Tradizionalmente, gli investimenti azionari islamici si basano su due filtri principali: l’attività aziendale e i ratio finanziari. Il primo esclude settori come alcol, gioco d’azzardo, finanza convenzionale e musica, mentre il secondo limita aziende con debito eccessivo o entrate significative da interessi. Tuttavia, come sottolinea Kurt Davis Jr.esperto di finanza internazionale e senior director del team Middle East Debt Advisory di Alvarez & Marsal, “alcune aziende moderne rendono difficile applicare questi criteri: Amazon è un gigante della logistica e del cloud, ma vende anche alcol e carne suina, mentre Spotify genera entrate esclusivamente dalla musica”.
Per gli investitori islamici, il dilemma è chiaro: evitare le aziende che guidano il futuro dell’economia globale o accettare un’esposizione a entrate proibite. Non esiste un consenso globale su come risolvere il problema: alcuni indici islamici, come l’MSCI Islamic Index, consentono fino al 5% di entrate da fonti non conformi, con la condizione che i dividendi siano “purificati” tramite donazioni caritatevoli, mentre alcuni consigli Shariah rifiutano qualsiasi compromesso. Questa discrepanza genera inconsistenza tra i fondi e rende spesso poco chiaro agli investitori retail quali società siano effettivamente conformi. La conseguenza è una limitata diversificazione dei portafogli, sottopesando settori redditizi come banche e beni di consumo, e una concentrazione geografica in pochi mercati conformi.
Secondo Davis, “senza cambiamenti, gli investitori compliant rischiano di osservare l’economia globale passare oltre — conformi nei principi ma limitati nella pratica”. Migliorare la trasparenza dei ricavi aziendali, rendere più dinamiche e uniformi le metodologie di screening e sfruttare fintech per il monitoraggio in tempo reale possono essere soluzioni concrete per far evolvere il mercato. La finanza islamica, avverte l’esperto, necessita di un dibattito più ampio per non restare reattiva e per avere un ruolo attivo nel plasmare i mercati in cui opera.