
Riserve di cittadini e imprese in aumento di 40 miliardi di euro negli ultimi 12 mesi. La crisi e la paura di nuove tasse frenano i consumi dei cittadini, bloccano gli investimenti delle imprese e congelano la liquidità delle banche: da febbraio 2015 a febbraio 2016 l’ammontare dei fondi di riserva e dei risparmi in Italia è passato da 1.555 miliardi a 1.595 miliardi, in aumento di 39,2 miliardi (+2,52%).
Il saldo dei conti correnti è cresciuto di 61 miliardi, da 808 miliardi a 869 miliardi (+7%), mentre si registra un calo di oltre 34 miliardi per i depositi con durata prestabilita: segno che c’è una certa preferenza ad avere liquidità a disposizione, senza vincolarla in alcun modo.
I salvadanai delle famiglie sono saliti di 23 miliardi, quelli delle imprese di 10 miliardi, quelli degli istituti di credito sono invece calati di 723 milioni. Questi i dati principali di un rapporto realizzato dal Centro studi di Unimpresa, secondo il quale le riserve di assicurazioni e fondi pensione hanno registrato un lieve aumento, salendo di 1 miliardo in 12 mesi (+5%), mentre quelle delle imprese familiari sono salite di quasi 4 miliardi (+8%). L’analisi dell’associazione spiega uno dei motivi che spingono i prezzi al ribasso, come certificato giovedì dall’Istat secondo cui a marzo si è registrata una variazione negativa su base annua pari allo 0,2%.
Secondo lo studio il totale delle riserve di famiglie, banche e imprese è passato dai 1.555,7 miliardi di febbraio 2015 ai 1.595,5 miliardi di febbraio 2016 con un incremento di 39,2 miliardi (+2,52%). Nel dettaglio, i depositi delle aziende sono cresciuti di 10,6 miliardi (+5,20%) da 205,4 miliardi a 216,1 miliardi.
Le imprese familiari hanno accumulato maggiori risorse per 3,9 miliardi (+8,64%) e i loro fondi sono saliti da 45,3 miliardi a 49,2 miliardi.
Per quanto riguarda il comparto delle assicurazioni e dei fondi pensione, le riserve sono cresciute di 1,1 miliardi (+5,54%) da 21,1 miliardi a 22,3 miliardi. In lieve calo la liquidità delle banche, diminuita di 723 milioni (-0,20%) da 367,9 miliardi a 367,2 miliardi.
“È evidente che si sta innescando un circolo vizioso, nel quale la paura di tasse e di nuovi scossoni della crisi frena i consumi delle famiglie e blocca gli investimenti delle imprese. Un meccanismo perverso che genera un ulteriore problema, quello di portare al ribasso i prezzi e quindi il Paese in deflazione”, dichiara il presidente di Unimpresa, Paolo Longobardi, commentando i dati dell’associazione.