Che il rapporto tra assicurazioni e mondo della sanità non goda di buona salute non è certo una novità, ma a fare notizia è l’allarme lanciato da Amami (Associazione medici accusati ingiustamente di malpractice): tra pochi mesi i medici italiani potrebbero rifiutarsi di curare una parte dei loro pazienti. Possibile? Sembrerebbe proprio di sì. I medici dell’associazione, riunitisi a Roma, sottolineano le distorsioni della legge che obbliga i professionisti, e quindi anche i medici, ad avere una copertura assicurativa a partire dal prossimo mese di agosto. “Peccato che molte compagnie già adesso si rifiutano di rinnovare le polizze” dicono i medici di Amami. Questo significa che i medici restano esposti all’eventuale richiesta di risarcimento danni del paziente per casi di malasanità, senza avere alcuna tutela.
“È un problema enorme - dice il professor Maurizio Maggiorotti, presidente di Amami - e va trovata urgentemente una soluzione. Siamo pronti a chiamare tutta la categoria alla disobbedienza civile e si potrebbe arrivare anche a uno sciopero, con l’astensione da tutti gli interventi non urgenti”. Amami si batte da anni contro l’abuso di denunce da parte dei pazienti e contro la facilità con cui centinaia di medici si ritrovano al centro dei casi di malasanità.
Secondo i dati raccolti dall’associazione sono circa il 20% le polizze disdettate ai chirurghi, con percentuali ancora più alte per i chirurghi plastici e i ginecologi. Un comportamento che non troverebbe giustificazione nei numeri. Infatti, su 100 inchieste aperte per casi di malasanità, 30 vengono archiviate senza nemmeno arrivare a processo e i verdetti di colpevolezza sono inferiori al 10% del totale. In molti casi basta la sola denuncia, non la sentenza, per vedersi arrivare la disdetta della polizza. Il problema è delicato. Se gli assicuratori vedono aumentare i rischi, per i medici tutto questo si traduce in premi più elevati. “I costi sono diventati proibitivi”, affermano i medici di Amami. “Le polizze per un ginecologo costano circa diecimila euro all’anno. Per un chirurgo si oscilla sui settemila. I chirurghi plastici non trovano più compagnie disposti ad assicurarli. Cosa debbono fare? Smettere? Rifiutare gli interventi?”. Le denunce dei pazienti e dei loro familiari sono cresciute del 300 per cento dal 1994 a oggi, come ha recentemente ricordato l’AIBA.