Secondo il Cyber security Annual Report 2022 di Yoroi (Tinexta Group) che indaga lo stato delle minacce cibernetiche affrontate dal nostro Paese nel 2021.
In media ogni azienda subisce circa 15 attacchi cyber via e-mail al mese. È il risultato di uno studio di Barracuda Essentials, società specializzata in strumenti di sicurezza, che dimostra come la maggior parte dei tentativi di intrusione nei sistemi aziendali sia portata attraverso e-mail ingannevoli.
Il cyber crime lancia un nuovo attacco in Italia usando l’esca della posta elettronica. Negli ultimi giorni, molti utenti hanno ricevuto una mail teoricamente proveniente dal provider Webmail, che avverte dell’aggiornamento della “struttura di archiviazione del database”, trasferita presso un “server nuovo e migliore”.
Gli strumenti digitali come mail e WhatsApp fanno ormai parte della borsa degli attrezzi dei medici italiani. Lo afferma una ricerca dell’Osservatorio Innovazione Digitale in Sanità della School of Management del Politecnico di Milano che rileva come l’85% dei medici di medicina generale e l’81% dei medici specialisti utilizza la mail per inviare comunicazioni ai pazienti, mentre WhatsApp è usato dal 64% dei primi e dal 57% dei secondi, per fissare o spostare appuntamenti e condividere documenti o informazioni cliniche.
Il datore di lavoro non può accedere in maniera indiscriminata alla posta elettronica o ai dati personali contenuti negli smartphone in dotazione al personale. È un comportamento illecito. A ribadirlo è il Garante della privacy che ha vietato a una multinazionale l’ulteriore utilizzo dei dati personali trattati in violazione di legge. La società potrà solo conservarli per la tutela dei diritti in sede giudiziaria.
Verifiche indiscriminate sulla posta elettronica e sulla navigazione web del personale sono in contrasto con il Codice della privacy e con lo Statuto dei lavoratori. Questa la decisione adottata dal Garante, che ha vietato a un’Università il monitoraggio massivo delle attività Internet dei propri dipendenti.