
Il 76% dei conducenti morti sulle strade italiane ha più di 30 anni, ma associazioni, politici e mass-media continuano a puntare solo sul mondo giovanile. I dati emergono da un’indagine del portale SicurAUTO.it che ha analizzato i recenti dati Aci-Istat sugli incidenti stradali.
I conducenti under 30 deceduti nel 2011 rappresentano solo il 24,3% del totale. Un dato che di certo non cancella l’elevato rischio legato ai giovani, ma che apre ad una profonda riflessione sulle logiche sino adesso adottate.
SicurAUTO.it vuole dare una lettura diversa alle statistiche. I titoli che leggiamo in questi giorni ci preoccupano: “Incidenti stradali, è mattanza fra i 20enni”, “Aci-Istat, giovani (20-24 anni) principali vittime”; “Incidenti stradali: più 20enni tra scontri mortali”. Tutti titoli sicuramente accattivanti, ma che rischiano di distorcere l’attenzione sul reale problema: le famiglie. Serve ripartire con una vera cultura della sicurezza stradale, che deve basarsi su dati reali e non su pregiudizi, se si vogliono raggiungere risultati a breve termine.
SicurAUTO.it sostiene che con la scusa dei giovani “sballati e ubriachi”, si finanzano mega progetti di educazione stradale che, nella migliore delle ipotesi, raggiungono risultati mediocri a fronte di finanziamenti pubblici ingenti. Il tutto con il beneplacito della politica e dei principali soggetti che dovrebbero occuparsi realmente della sicurezza stradale in Italia.
“Così non va bene. Sono anni che ci battiamo per un’informazione chiara sul fenomeno dell’incidentalità in Italia – dichiara Claudio Cangialosi, direttore di SicurAUTO.it – tuttavia il risultato è quello che leggiamo in questi giorni. Si parla solo dei giovani, mentre si dimentica che nel solo 2011 sono morti ben 2.035 over 30. È vero che gli adulti patentati sono più numerosi e gli under 30 causano in media più sinistri (anche lievi dovuti ad inesperienza), ma se guardiamo gli ultimi 5 anni, ci accorgiamo che i progressi migliori, in termini di riduzione della mortalità, si sono ottenuti sugli under 30 (-42%), mentre il dato sugli adulti è drammatico (solo -22,3%). Se l’Italia avesse attivato una politica di educazione stradale ‘trasversale’, il nostro Paese avrebbe centrato l’Obiettivo UE 2010 (-50% morti sulle strade), mentre siamo ci siamo fermati un -45,6%. Stiamo parlando di centinaia di morti in meno, non di numeri”.
“Secondo noi il problema vero sono le famiglie, che non danno i giusti esempi ai ragazzi – conclude Cangialosi - Ad esempio, abbiamo condotto un’indagine nazionale sull’uso dei seggiolini e il dato che ne è emerso è drammatico; il 60% dei bambini viaggia insicuro. Cosa possiamo aspettarci da questi bambini? Useranno cinture e casco quando saranno grandi? Difficile. Per non parlare poi della guida con il cellulare, si vede gente con il telefonino anche a 70 anni con i nipoti accanto. Poi sul fronte dell’alcol-zero alla guida ricordo che nel 2010 scoprimmo che doveva essere esteso anche agli over 65 ma la Commissione Trasporti del Senato fece sparire tutto. Insomma, senza dimenticare i giovani al volante, bisognerebbe puntare di più sugli adulti con corsi specifici nei luoghi di lavoro o meglio ancora nelle scuole con i propri figli. Altrimenti dovremo attendere 20 anni prima che i risultati diventino concreti. E nel frattempo avremo perso preziose vite sulla strada”.