Secondo il Rapporto Cerved PMI 2016, pubblicazione annuale sullo stato di salute economico-finanziaria delle società italiane che rientrano nella definizione europea di Piccole e Medie Imprese, le PMI hanno rafforzato crescita e redditività, con miglioramenti che hanno riguardato anche i settori più colpiti dalla crisi come le costruzioni.
Dopo cinque anni, nel 2015 è aumentato il numero di PMI, tornato sopra quota 137 mila (+500 società, pari a un incremento dello 0,4% rispetto al 2014).
I miglioramenti sono stati favoriti da una rinnovata fiducia, con il credito fornito alle PMI da banche e dalle altre imprese di nuovo in crescita. È proseguita la fase di deleveraging, con uno spostamento delle PMI verso profili meno rischiosi.
“Il Rapporto Cerved PMI 2016 indica che è terminata la fase di selezione, con le aziende più deboli espulse dal mercato, ed evidenzia che nel corso del 2015 e nella prima parte del 2016, tutti gli indicatori che monitoriamo mostrano chiari segnali di miglioramento”, commenta Marco Nespolo, Amministratore Delegato di Cerved. “I ricavi sono cresciuti del 3,1%, a tassi tripli rispetto all’anno precedente e circa la metà delle PMI hanno un bilancio che classifichiamo come ‘solvibile’, in aumento di quasi dieci punti percentuali rispetto all’ultimo anno prima della crisi, il 2007. Le PMI si presentano quindi più solide, ma molta strada deve ancora essere fatta per recuperare i livelli di redditività pre-crisi: nonostante il recupero del Mol, +3,9% nel 2015 e un’accelerazione fino al +6,5% prevista per il 2018, al termine del periodo di previsione l’indice rimarrà inferiore a quella pre-crisi di ben 24 punti percentuali.”
Il miglioramento congiunturale non risolve i ritardi strutturali del nostro sistema, ben sintetizzati dall’andamento della produttività del lavoro delle PMI, che ha perso circa 8 punti percentuali dall’inizio della crisi. Un’inversione di tendenza dipende dalla capacità del sistema delle PMI di innovare, tema a cui è dedicata la monografia del Rapporto: “Grazie ai big data e alle tecniche di analisi semantica sviluppate da SpazioDati, società in cui abbiamo investito – prosegue Nespolo – abbiamo disegnato una mappa inedita del sistema delle startup e delle PMI innovative, cercando le imprese italiane che producono innovazione, ma che non sono iscritte all’apposita sezione speciale del Registro delle Imprese. Abbiamo così individuato 16 mila startup e PMI innovative, di cui 6.500 iscritte, che impiegano 150 mila addetti, generano un giro d’affari di 26 miliardi di euro e hanno realizzato investimenti per 1,7 miliardi”.