“Non idoneo ad avere una licenza”. Questa la motivazione del mancato rinnovo a Uber dell’autorizzazione per operare a Londra, datata settembre 2016.
Una decisione per certi versi sorprendente perché oltre a essere in controtendenza rispetto alla crescente affermazione della sharing ecenomy ha messo in serie difficoltà Uber che ha in Londra la principale piazza europea con oltre 3,6 milioni di utenti e circa 45.000 autisti.
Pronto il ricorso di Uber che in questi mesi ha trovato un alleato inatteso: il Transport for London (Tfl), ovvero l’authority che aveva messo al bando le sue attività nella City. Stando a Thomas de la Mare, legale rappresentante di Uber il gruppo, il Tfl ha assunto una posizione di “effettiva neutralità”. L’avvocato dell’azienda americana che offre un servizio alternativo al taxi tradizionale ha spiegato che l’onere di dimostrare che Uber è adatto a operare a Londra “sta interamente su di noi”.
Il futuro del gruppo a Londra dipende quindi da un giudice, Emma Arbuthnot, che terrà conto di alcune delle questioni proposte o risolte dall’azienda in termini di sicurezza e governance. Sarà lei a dover decidere anche la durata di un eventuale permesso. Non è escluso che Uber riesca alla fine a ottenere una nuova licenza, ma se sarà così, sarà sicuramente più corta di quella da 5 anni che le è stata in passato concessa.