Il servizio di teleassistenza infermieristica specializzata di ParkinsonCare sarà esteso fino al 30 settembre. Il servizio ideato da Careapt – startup del gruppo Zambon – e reso gratuito fin dalle primissime fasi dell’emergenza sanitaria grazie alla collaborazione con Confederazione Parkinson Italia Onlus, ha effettuato in tre mesi oltre 4 mila interventi di sostegno a persone con malattia di Parkinson e ai loro familiari, di cui 3.197 in teleassistenza infermieristica, 230 video-consulti con neurologi e altri professionisti del team multidisciplinare, sette accessi al medico di famiglia e due soli accessi al Pronto soccorso.
“L’esperienza fatta in questi mesi ha suscitato l’attenzione della comunità scientifica internazionale. Si tratta, di fatto, del primo esempio di rete multidisciplinare nel Parkinson in Europa”, afferma Orientina Di Giovanni, General Manager di Careapt. “La telemedicina non ci ha solo permesso di visitare pazienti che non avevano accesso ad ambulatori ed ospedali. Ne abbiamo fatto un modo diverso di fare medicina della cronicità, affiancando ai pazienti un ‘personal care manager’ e orchestrando l’intervento di tutti gli attori sanitari del PDTA, tenendoli sempre aggiornati e partecipi. Si chiama ‘continuità terapeutica’, ‘integrated care’, ‘medicina collaborativa’. È il futuro della cronicità e solo la tecnologia può renderlo possibile e sostenibile. È urgente che questo sia riconosciuto e governato”.
Secondo recenti articoli pubblicati su The Lancet e JAMA la telemedicina non rappresenta più soltanto una risposta all’emergenza sanitaria causata dal Covid-19, ma può diventare la forma elettiva di medicina, soprattutto nella presa in carico delle persone con malattie neurodegenerative, che possono essere costantemente monitorate da una rete di figure altamente specializzate all’interno del proprio ambiente domestico, in grado di restituire una prospettiva più realistica delle loro condizioni.
Insomma, un nuovo modo di fare medicina della cronicità che fatica però a decollare nel nostro Paese e che ancora non è stato equiparato, ai fini della rimborsabilità, alle prestazioni erogate in modo convenzionale, ma che ha ricevuto una grande spinta proprio dall’emergenza Coronavirus, alleggerendo di fatto il carico assistenziale del nostro SSN.