
Il rapporto “Science for Disaster Risk Management 2020: acting today, protecting tomorrow”, alla sua seconda edizione, nasce dalla collaborazione di oltre 300 esperti nella gestione del rischio; gli autori, di settori e discipline diverse, forniscono informazioni e aggiornate sugli effetti dei disastri naturali su popolazione, settori economici, infrastrutture essenziali, ambiente e patrimonio culturale. Il rapporto fornisce infine una serie di raccomandazioni rivolte a 4 gruppi target in grado di lavorare attivamente per ridurre il rischio di disastri: decisori politici, professionisti, scienziati e cittadini.
Dal 1980 al 2017 i danni economici provocati in Europa dai soli rischi naturali sono stati pari a 557 miliardi di euro, la maggior parte legati a eventi climatici e meteorologici estremi, la cui frequenza e intensità è destinata ad aumentare a causa dei cambiamenti climatici indotti dall’uomo. Secondo gli esperti “quello che abbiamo vissuto durante il lockdown, e che stiamo ancora sperimentando è soltanto una pallida anticipazione degli shock sistemici che il clima e i cambiamenti ambientali a livello globale potrebbero causare e causeranno in futuro”.
Su questo punto il rapporto è chiaro: la valutazione del rischio in futuro dovrà essere incentrata “su una migliore comprensione delle perdite economiche indirette e delle ripercussioni negative generate dai cosiddetti eventi “a lenta insorgenza” (slow-onset hazards), dai rischi composti e dai rischi a cascata, oltre che sulle perdite causate dalla perturbazione e interruzione delle reti sociali, dei flussi economici e dei servizi ecosistemici”.
“Nel corso degli ultimi decenni – osserva Jaroslav Mysiak, direttore della divisione di ricerca del Centro Euro-Mediterraneo sui cambiamenti climatici “Risk assessment and adaptation strategies”, che ha contribuito alla realizzazione del rapporto come Coordinating lead author – la valutazione del rischio dei disastri è notevolmente migliorata, grazie ai progressi fatti nel calcolo ad alte prestazioni, alla disponibilità e allo sviluppo di dati topografici e di altri dati spaziali in alta risoluzione, a una nuova generazione di modelli di rischio e di perdite-impatti in caso di disastri, e di dataset su esposizione e vulnerabilità ad alta risoluzione”.
Secondo lo studio il Green deal europeo e il Next Generation EU stimoleranno un’enorme mole d’investimenti in tecnologie verdi e innovazione, tracciando la strada per lo sviluppo sostenibile e la neutralità climatica. Soltanto avvalendoci di valutazioni multi-rischio affidabili e basate sull’esperienza potremo conciliare la ripresa a breve termine del “ricostruire meglio”, con uno sviluppo resiliente al clima di medio e di lungo termine.