La riconversione green fa bene all’ambiente, ma anche alle imprese. Secondo i risultati di un’indagine svolta da Unioncamere e dall’Agenzia per la Coesione territoriale nell’ambito del progetto Sisprint (Sistema integrato di supporto alla progettazione degli interventi territoriali), 9 imprese su 10 tra le 32mila aziende interrogate sull’impatto ambientale degli investimenti green, hanno detto di aver riscontrato benefici.
Il più frequente dei quali ha riguardato la riduzione delle materie prime energetiche (32,7%), con punte del 42% per la Sardegna, del 40% per la Calabria e del 38,7% per la provincia autonoma di Bolzano.
“L’investimento delle aziende in eco-efficienza ha una ricaduta importante sull’ambiente. Ma è ormai chiaro – ha detto Giuseppe Tripoli, segretario generale di Unioncamere - che gli effetti positivi di questi investimenti si trasmettono anche alle performance aziendali con un miglioramento dei prodotti e dei servizi offerti, una riduzione dei costi, un aumento della produttività. Ma soprattutto, questa rivoluzione green ha portato le aziende ad irrobustirsi finanziariamente, il passaggio più delicato che le imprese italiane dovranno affrontare nei prossimi mesi”.
Tra le indicazioni emerse dal sondaggio, anche la crescita dell’utilizzo di materie riciclate, l’allungamento dei tempi di vita dei prodotti e il recupero di prodotti usati e la loro riconversione in prodotti nuovi. A imboccare la strada della green-economy sembrano essere le imprese di tutti i settori produttivi: tra il 2016 e il 2020, hanno investito in processi produttivi a minor impatto ambientale un quarto delle aziende manifatturiere, il 18,5% di quelle che si occupano di alloggio e ristorazione, il 12,8% di quelle commerciali e dei trasporti/magazzinaggio, il 12,7% delle Attività artistiche, di intrattenimento e di riparazione, e più di una impresa su 10 delle Costruzioni e delle attività professionali.