
Anche se la pandemia sta iniziando ad allentare la morsa, continua a essere complicato farsi pagare. In base ai dati raccolti nei primi 5 mesi dell’anno dal gruppo IREC, società specializzata nel recupero crediti commerciali, il 63% delle fatture emesse dalle aziende e dai professionisti italiani vengono pagate in ritardo, con un’attesa extra, mediamente di 42 giorni.
“Dai nostri clienti ci arrivano continuamente dei segnali di allarme che appaiono in controtendenza rispetto a quelli di ripresa comunicati dal Presidente del Consiglio Draghi”, afferma Victor Khaireddin, presidente del gruppo IREC. “Abbiamo incrociato e confrontato i dati di incasso e pagamento di un panel rappresentativo di oltre 1.200 aziende alle quali avevamo già sottoposto il medesimo sondaggio nel 2020 e, purtroppo, il raffronto non è cambiato restando molto preoccupante”.
In grandissima difficoltà le microimprese (con fatturato inferiore ai 2mln di euro e meno di 10 dipendenti): il 67% delle 4,1 milioni di microimprese italiane ritarda mediamente di 48 giorni gli incassi delle proprie fatture. Segue la grande impresa (con fatturato superiore ai 50 mln di euro e più di 250 dipendenti), dove meno di 1 impresa su 2 incassa con regolarità (39%) e con ritardi in media di 44 giorni.
I ritardi dei pagamenti sono diffusi e aumentati in tutte le regioni italiane, anche quelle delle aree più virtuose (prima del covid) come il Nord Est e Nord Ovest, registrano ritardi negli incassi del 54% e del 60% con una media di 35 giorni di ritardo. Le aree geografiche del Sud e delle Isole hanno i ritardi più importanti con il 70% delle aziende che incassa oltre i 50 giorni.
Particolarmente critica risulta in questa fase la situazione di bar e ristoranti. Il 40% rischia il fallimento rispetto al 5% del periodo pre-pandemia, con danni evidenti sull’indotto dei fornitori nei prossimi mesi.