
Ogni anno, in Italia, si verificano più di 1.000 casi di danno ambientale provocati, in quasi 7 occasioni su 10 (69,1%) dalla scarsa manutenzione (52%) e dall’errore umano (17,1%). Due cause di danno su cui, senza dubbio, si può facilmente intervenire per riuscire a ridurre in modo drastico e in molti casi con investimenti nell’ordine delle poche migliaia di euro il numero e la gravità degli incidenti.
È quanto emerge dal rapporto “Riscrivere le priorità per la tutela dell’ambiente e della nostra salute”, redatto da Pool Ambiente, consorzio di coriassicurazione nato nel 1979 dopo il disastro ambientale di Seveso e centro d’eccellenza nazionale per quanto riguarda il know-how su rischi ambientali e sinistri, presentato presso la Sala Stampa della Camera dei Deputati.
Con l’adozione della PdR UNI 107:2021, prassi volontaria unica al mondo nata grazie al contributo di Pool Ambiente, è possibile ridurre fino al 73% il numero dei casi di danno all’ambiente.
Le imprese italiane soffrono però di una scarsa presa di coscienza circa l’importanza di dotarsi di una copertura assicurativa completa per i danni all’ambiente: sono infatti solo lo 0,45% quelle che hanno sottoscritto una polizza. “Una polizza di responsabilità ambientale fa però molto di più che garantire il ripristino delle risorse naturali danneggiate”, dichiara Lisa Casali, manager di Pool Ambiente”. È infatti un importantissimo strumento di supporto e d’incentivo all’impresa per una corretta gestione dei rischi di danno all’ambiente, un’efficace prevenzione dei danni e un tempestivo intervento in caso d’incidente. La corretta gestione dei rischi di danno all’ambiente vuol dire anzitutto prevenzione e la prevenzione è il modo più efficace ed economico per limitare i danni all’ambiente e l’impatto che causano sulle risorse naturali, la salute e l’economia”.
“La diffusione delle polizze assicurative a copertura dei rischi catastrofali ambientali, climatici e legati ad eventi naturali in genere, rappresenta una priorità per il comparto assicurativo”, chiarisce Umberto Guidoni, co-direttore generale di Ania. “Da anni la nostra Associazione, nell’ottica di colmare il gap di protezione assicurativa rispetto a determinati tipi di evento, in particolare terremoto e alluvione, promuove la necessità di introdurre uno schema assicurativo nazionale basato su una partnership pubblico – privato. Soprattutto per un’impresa, avere una copertura assicurativa che la tuteli in determinate circostanze può fare la differenza. A nostro avvisto, tuttavia, per garantire un effettivo ombrello protettivo al nostro tessuto imprenditoriale sono indispensabili interventi normativi e strutturati. Per questo il settore assicurativo ha accolto con estremo favore la previsione, nell’ambito della legge di Bilancio 2024, di un obbligo assicurativo per le coperture Cat-Nat, introducendo, allo stesso tempo, un meccanismo di riassicurazione pubblica per garantire la sostenibilità del sistema. Il nostro auspicio è che interventi analoghi possano essere estesi anche ad altre tipologie di rischi di portata catastrofale”.
Secondo Flavio Sestilli, presidente di Aiba, “l’attenzione ai potenziali danni ambientali deve diventare un elemento cardine della condotta delle imprese, per le quali l’incorporazione dei criteri ESG, anche alla luce nuova disciplina sulle NatCat che ha introdotto l’obbligo di assicurazione contro gli eventi catastrofali, costituirà nel prossimo futuro un fattore fondamentale di competitività e attrattività sui mercati”.