
Un nuovo rapporto scientifico lancia un allarme che non può essere ignorato: più della metà dei decessi globali attribuiti alle alte temperature si concentra in Asia, in particolare nel Sud e Sud-Est del continente.
Secondo lo studio Disease burden attributable to high temperature between 1990 and 2021 in South Asia and Southeast Asia, with projections to 2045, pubblicato sulla rivista Tropical Medicine and Health, nel solo 2021 il Sud Asia ha registrato 209.537 morti e il Sud-Est asiatico 32.230, tutte riconducibili agli effetti delle temperature elevate.
Il paese più colpito, sia in termini assoluti che proporzionali, è il Pakistan, mentre le fasce di popolazione più vulnerabili risultano essere gli over 55 e i bambini sotto i 5 anni.
“Le temperature elevate sono sempre più associate a un aumento delle visite nei pronto soccorso, dei ricoveri ospedalieri e dei tassi di mortalità, con incrementi significativi nei decessi per malattie cardiovascolari e respiratorie”, si legge nel documento, che evidenzia come le temperature non ottimali siano responsabili di 5,08 milioni di morti ogni anno a livello globale, con un tasso di mortalità che cresce 1,5 volte più rapidamente nelle regioni tropicali.
Il Sud e il Sud-Est asiatico, che ospitano oltre 2 miliardi di persone, si confermano come epicentri di una crisi sanitaria globale in rapida evoluzione, aggravata da transizioni demografiche senza precedenti, invecchiamento della popolazione, urbanizzazione accelerata, infrastrutture sanitarie insufficienti e temperature in costante aumento. A confermare la gravità della situazione è anche l’ultima edizione del rapporto annuale del Lancet su clima e salute, secondo cui le temperature elevate e in crescita causano quasi 550.000 morti all’anno nel mondo.
“Dal 1990, il bilancio delle vittime da caldo è aumentato di oltre il 20% su base demografica”, si legge nel report, che attribuisce il fenomeno all’impatto delle emissioni di gas serra di origine antropica. Per la prima volta, nel 2024, la temperatura media annua ha superato di 1,5°C i livelli dell’epoca preindustriale. Il rapporto del 2025, redatto da 128 esperti multidisciplinari, è considerato uno dei più completi nel tracciare i legami tra cambiamento climatico e salute. “I rischi e gli impatti sanitari del cambiamento climatico stanno infrangendo record e invertendo i progressi in settori chiave, minacciando ulteriormente la salute e la sopravvivenza”, avvertono gli autori, che tuttavia sottolineano anche come “le evidenze raccolte offrano importanti opportunità per accelerare l’azione e prevenire gli impatti più catastrofici del cambiamento climatico”.
In questo scenario, il settore assicurativo è chiamato a riflettere su come proteggere le popolazioni più esposte, adattando strumenti e strategie a una realtà che cambia rapidamente e che impone nuove priorità in termini di prevenzione e resilienza.