
Fa tappa a Lucca, con il patrocinio del Comune e della Regione Toscana e in collaborazione con Confindustria Toscana Nord, il ciclo di incontri di AXA Italia dedicato alla prevenzione dei rischi climatici.
Al centro dell’incontro i dati scioccanti di uno studio esclusivo di AXA Climate che dipinge un futuro prossimo per la Toscana fatto di temperature estreme, fino a 38°C medi entro il 2050, forte stress idrico e inondazioni sempre più frequenti e intense.
Un quadro allarmante su cui le istituzioni e il mondo assicurativo spingono per una maggiore consapevolezza e per l’adozione di strategie di mitigazione, soprattutto alla luce della nuova legge che obbliga le imprese ad assicurarsi contro le calamità naturali. “La protezione dalle catastrofi naturali è un tema centrale per il Paese”, ha dichiarato Umberto Guidoni, Co-direttore generale di Ania. “La legge che impone a tutte le imprese di assicurarsi per i danni causati dalle calamità naturali è una grande opportunità per mettere in sicurezza il tessuto produttivo italiano”.
Guidoni ha ricordato che per le grandi e medie imprese l’obbligo è già in vigore, mentre per le piccole “l’auspicio è che anche le piccole, alle quali è stata concessa una proroga fino al 31 dicembre 2025, comprendano il grande valore delle polizze catastrofali per la tutela della loro attività”.
L’iniziativa, giunta al suo sesto appuntamento, vuole essere un faro sull’urgenza di un’azione collettiva. “A pochi mesi dalla tappa di Torino, torniamo con il ciclo di incontri sui cambiamenti climatici”, ha spiegato Giorgia Freddi, Head of external communication, sustainability & public affairs di AXA Italia, evidenziando come “il cambiamento climatico, che si attesta nuovamente come primo rischio percepito a livello globale secondo il nostro Future Risks Report, richieda azione immediata e collettiva”. Come assicuratori, ha aggiunto Freddi, “abbiamo un ruolo sociale fondamentale nel promuovere una cultura della prevenzione basata su dati scientifici, proporre soluzioni concrete e contribuire a costruire un percorso di sviluppo sostenibile”. I dati presentati da AXA Climate, che si avvale di un team di oltre 20 esperti tra climatologi e data scientist, delineano per la Toscana tre ambiti di rischio prioritari. Sul fronte caldo, le temperature medie annuali passeranno dagli attuali 30-34°C a 34-38°C nel 2050, con la parte centrale della regione particolarmente colpita. Lucca vedrà le massime percepite all’ombra raggiungere i 46,5°C, con 7 giorni in più oltre i 35°C. Firenze diventerà una fornace, con picchi percepiti fino a 50°C e 14 giorni in più oltre i 35°C. Dal 2050, ogni 5-10 anni, si potranno avere temperature fino a 38°C per 20 giorni l’anno.
Ma non ci saranno solo ondate di calore. Infatti, secondo lo studio le inondazioni diventeranno più frequenti, con un impatto diretto sulle infrastrutture critiche. I modelli prevedono che saranno i quartieri di Sant’Angelo in Campo e la zona a nord del fiume Serchio ad essere colpiti, minacciando strade essenziali come l’A11 e l’E76 tra Pisa e Firenze, con livelli d’acqua fino a 4 metri in alcuni tratti autostradali. A questo si aggiunge un rischio stress idrico che nella parte nord della regione porterà a utilizzare quasi l’80% dell’acqua disponibile, mentre nel sud, già a rischio “estremamente alto”, si passerà dall’86% al 132%.
Il rischio frane, infine, diventerà molto più importante, come dimostrano i tre episodi dello scorso aprile nella zona di Lucca che hanno interrotto l’acquedotto di Fabiano e isolato diverse località.
In un Paese dove il 94% dei comuni è a rischio idrogeologico e solo il 7% delle abitazioni e imprese è coperto contro questi eventi, l’incontro lucchese ha voluto porre l’accento su possibili azioni concrete, dalla revisione dei piani di emergenza all’adozione di strumenti come la piattaforma Altitude di AXA, sviluppata per aiutare le aziende a identificare l’esposizione ai rischi climatici e definire strategie di adattamento. Al confronto, oltre a Freddi e Guidoni, hanno partecipato rappresentanti di Confindustria Toscana Nord e imprenditori del territorio, a testimonianza di una necessaria collaborazione pubblico-privata per fronteggiare una crisi che non è più solo un’ipotesi futura.