
Oggi sulle strade italiane circolano 20 milioni di macchine stravecchie. Un problema sia dal punto di vista ecologico sia della sicurezza. Ma gli sforzi di riconversione dell’industria automobilistica saranno presto premiati. Se oggi le auto elettriche rappresentano il 3% del mercato, nel 2035 raggiungeranno una quota del 50%, mentre nello stesso intervallo di tempo la mobilità condivisa passerà dal 7 al 15% e i veicoli autonomi dall’1 al 20%.
Sono queste le previsioni di Boston Consulting Group rese note durante l'Automotive Business Summit del Sole 24 Ore e che danno il senso del grande cambiamento che attende il settore della mobilità.
“Non possiamo aspettare per capire quale sarà il futuro della mobilità perché saremmo in ritardo rispetto agli altri Paesi europei e al resto del mondo. Dobbiamo procedere, ed è quello che facciamo nel Pnrr, non solo a sperimentazioni, ma indicare con chiarezza la direzione verso cui vogliamo andare per consentire anche alla filiera industriale e dei servizi di attrezzarsi”, spiega il ministro delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibile Enrico Giovannini, aggiungendo che è necessario fissare “la data limite oltre la quale non sarà più possibile commercializzare mezzi a combustione interna anche se parziale. Altri Paesi europei lo stanno facendo, in Italia stiamo discutendo con il ministro Cingolani. Un tema in qualche modo ineludibile, non per punire qualcuno, ma per dare un indirizzo chiaro anche al settore privato”.
Tutte le case automobilistiche chiedono scelte concordi per il futuro dell’auto. Per Massimo Nordio, amministratore delegato di Volkswagen Italia, “è fondamentale che tutti gli attori della trasformazione in corso nel mondo dell’auto facciano squadra e suonino la stessa sinfonia con la stessa tonalità”. Secondo Daniele Maver, presidente e ad di Jaguar Land Rover Italia, “gli incentivi sono la misura principale per favorire il rinnovo del parco circolante, ma ci sono anche altre soluzioni. Ci vorrebbe maggiore rigore nelle revisioni auto, blocchi del traffico decisi a livello nazionale e criteri più restrittivi per le auto storiche, perché a 20 anni un'auto è vecchia e non storica”.