Da oltre un anno Alessandro Cianelli ha aggiunto al ruolo di Ceo di Bridge Insurance Broker quello di Ceo del Gruppo AEC con l’obiettivo di ottimizzare gli investimenti italiani di Coverys European Holdings Ltd e coordinare la fusione di Bridge in AEC. Abbiamo voluto sentirlo per fare il punto della situazione dopo questo periodo e conoscere quali saranno i prossimi passi dal punto di vista strategico.
“Dal luglio 2022 mi è stato formalmente assegnato, con mia grande soddisfazione, anche il ruolo di Ceo del Gruppo AEC”, spiega Cianelli. “La strategia di ottimizzazione sta andando molto bene sia dal punto di vista informatico, di processo che di costi ed è sinergica alla strategia più ampia di fusione di Bridge in AEC Underwriting che dovrebbe verificarsi entro il mese di ottobre 2023. L’allineamento dei due brand italiani detenuti da Coverys European Holdings è iniziato nella primavera 2022 tramite la condivisione dei due network e con l’obiettivo di poter offrire a tutti i nostri intermediari i prodotti offerti sia da Bridge che da AEC.
Parlando di network, quanti intermediari fanno parte della vostra rete?
A oggi abbiamo circa 850 intermediari che fanno parte del nostro network, di cui il 60% broker, 35% agenti e 5% subagenti.
Quali sono i principali segmenti di attività che mettete a disposizione del network? E in prospettiva, quali sono i rami più interessanti da approcciare?
Attualmente il core business sia di AEC che di Bridge è sicuramente il mondo delle RC Professionali e Rc Medica. Abbiamo Binders Lloyd’s in entrambi i casi e offriamo un ventaglio di prodotti molto ampio. I prodotti che proponiamo ai nostri intermediari sono innovativi, evoluti e competitivi, sia per rischi standard che per rischi più complessi. Siamo inoltre Lloyd’s Coverholder nei Rami Property, CVT, Infortuni.
Nel 2023, si concretizzeranno due prodotti molto interessanti nel ramo Med Mal in aggiunta al prodotto RCT/O dei piccoli comuni che dovrebbe uscire entro l’anno in corso.
Digitalizzazione e Insurtech occupano il centro della scena quando si parla del futuro dell’intermediazione assicurativa. I più catastrofisti preconizzano la fine della figura dell’intermediario, mentre altri sostengono che la consulenza professionale non potrà mai essere sostituita da una macchina. Lei cosa pensa?
Sono sempre più convinto che lo strumento informatico sia un mezzo fondamentale per ottimizzare la nostra attività, ma un mezzo e non un fine. Vederlo come un fine a mio avviso ci porterebbe a una distorsione della visione della nostra attività, non siamo informatici ma assicuratori. Oggi il nostro Gruppo possiede uno strumento informatico interessante che ci permette di ottenere un ottimo connubio fra automatizzazione di processo e gestione delle richieste tailor made. L’obiettivo nostro dell’automazione di processo è volto all’ottimizzazione dei processi che per loro natura non sono automatizzabili, come ad esempio i rischi più complessi.
A suo avviso, c’è ancora futuro per i piccoli broker che vogliono stare sul mercato da indipendenti?
Sicuramente sì, sono fermamente convinto che contro la forza commerciale dei grandi broker ci si possa ancora distinguere con la consulenza e il servizio alla propria clientela; aumentare la propria professionalità con l’obiettivo di essere sempre più apprezzati dalla clientela per il servizio che per il prodotto offerti.
L’eccessiva produzione normativa è uno dei grandi lacci al collo degli intermediari assicurativi, agenti e broker. Cosa ne pensa?
Credo che sia giusto informare adeguatamente il cliente e porre in atto tutte le dovute tutele a suo favore, talvolta però, la produzione di tanta documentazione va verso la direzione opposta rispetto all’intenzione originaria. L’eccessiva regolamentazione produce una troppa burocratizzazione che toglie energie considerevoli e tempo al business quotidiano del broker, considerando anche il tempo da dedicare all’aggiornamento professionale e ad informarsi sui nuovi prodotti in arrivo sul mercato o sulle soluzioni innovative lanciate sui mercati internazionali. Su questo fronte le istituzioni dovrebbero essere attente, cercando di evitarlo.
Parlando di risultati, come avete chiuso l’esercizio 2022 e come sta andando il 2023?
Abbiamo chiuso il 2022 con un risultato positivo specialmente se rapportato al risultato 2021 che ha fatto registrare una perdita rilevante. Nel 2022 abbiamo avuto una raccolta premi complessiva pari ad € 45,9 milioni, + 16% rispetto all’anno precedente e ricavi lordi per € 12,7 milioni, +11% rispetto all’anno precedente chiudendo praticamente il bilancio a zero perdita.
Il primo semestre 2023 ha fatto registrare un incremento dei premi del 6,5% sfiorando quota 23 Mln di euro e un incremento dei ricavi pari al 9,2%.
Abbiamo un EBITDA positiva ed in forte controtendenza rispetto allo stesso periodo 2022 pari ad € 775.202 ed un profitto pre-tax pari ad € 472.180. Il Gruppo conferma infatti un ottimo posizionamento sul mercato e una strategia di investimenti di lungo periodo, che oltre ad affacciarsi a nuovi mercati, avrà l’obiettivo primario di investire e consolidare sempre più, le relazioni con gli assicuratori che ci hanno dato supporto fino ad oggi e che desideriamo coinvolgere sempre di più in chiave futura cercando di garantire la massima stabilità al nostro network.