
Sarà un po’ per colpa della crisi e un po’ per via del clima ostile che attornia il mondo delle banche, soprattutto in riferimento agli alti stipendi e bonus distribuiti ai piani alti degli istituti di credito, ma i manager delle banche europee guadagnerebbero oggi il 20% in meno rispetto a quanto guadagnavano prima della crisi (passando da 4,2 milioni di euro l’anno a 3,2 milioni) e la loro remunerazione risulta oggi inferiore a quella media dei manager del settore non finanziario.
Lo dice una ricerca condotta dai professori Guido Ferrarini e Maria Cristina Ungureanu dell’Università di Genova, i cui risultati sono stati parzialmente anticipati nel corso del convegno “Misurare il diritto”, promosso a Firenze dalla Fondazione Cesifin Alberto Predieri dell'Ente Cassa di Risparmio di Firenze.
In particolare, la parte variabile monetaria (i famosi bonus) si è ridotta in misura notevole (60%), sia per effetto delle minori performance delle banche dopo la crisi, sia come risultato delle riforme volute dal G20 ed elaborate dal Financial Stability Board (all’epoca presieduto da Mario Draghi) che hanno costretto gli istituti bancari a differire la remunerazione variabile dei manager nel tempo e a corrispondere una parte della stessa in azioni proprie o in strumenti collegati alle proprie azioni. Nel complesso, gli autori osservano che le riforme dopo la crisi e, in genere, il clima politico di ostilità alle remunerazioni eccessive stanno producendo i loro effetti a livello europeo, provocando una maggiore trasparenza delle remunerazioni nelle grandi società (incluse le banche) e producendo una struttura più bilanciata delle remunerazioni e di una pressione al ribasso sugli importi (guidata dal settore finanziario).