
Tre milioni di auto circolano senza assicurazione. E’ il 7% del parco vetture, che diventa il 12% al Sud, il 30% a Napoli. Il dato è emerso nel corso dell’assemblea dell’Ania, l’associazione delle imprese assicuratrici. In primo piano i costi dell’Rc Auto, ”un’ossessione”, come ha detto il presidente Aldo Minucci. E le imprese colgono l’occasione per rilevare come invece il costo delle polizze sia quest’anno diminuito e come il premio medio per la Rc Auto sia pari a 525 euro.
Ma, anche se in calo, è un’uscita che incide molto sui bilanci delle famiglie e il costo è legato non solo ai tanti incidenti e alle frodi, ma anche a ”altre cause, inerenti alla efficienza e alla concorrenzialità del mercato”, fa notare il presidente dell’autorità di vigilanza del settore (l’Ivass), Salvatore Rossi. E anche il ministro dello Sviluppo economico, Flavio Zanonato, ritiene che ”con interventi mirati sia possibile coniugare la riduzione degli oneri per gli assicurati con la redditività per le imprese”.
Ancora un anno con la raccolta premi in calo per il settore assicurativo, scesa nel 2012 del 4,6% a 108 miliardi, dopo il -11,9% del 2011. Per il 2013 è invece atteso un andamento in rialzo dei premi, che dovrebbero salire a 114 miliardi (+8,8%). Nell’anno passato, il settore ha chiuso con un utile di 5,8 miliardi, dopo il rosso di 4,4 miliardi del biennio precedente. L’Ania lamenta che il carico impositivo sui premi di assicurazione in Italia ”si conferma, ormai da lungo tempo, tra i più elevati in Europa” (per l’Rc Auto l’aliquota è al 25,5%).
Per evitare le frodi sia il ministro Zanonato che Rossi dell’Ivass rilevano il ruolo che potrebbe avere la scatola nera. Anche se vanno risolte le questioni legate alla privacy.
Le compagnie di assicurazioni, ”a differenza di quello che hanno fatto importanti investitori esteri”, hanno aumentato nel loro portafogli la quota di titoli governativi italiani, che dal 2008 al 2012 è passata dal 33% al 50%. ”In un periodo di profonda crisi” le assicurazioni – ha detto il presidente Ania Minucci – hanno svolto la loro funzione economica ”contribuendo a dare stabilità al Paese”. Gli investimenti delle compagnie coprono l’11% del debito pubblico, uno stock di quasi 220 miliardi di euro.