
È di qualche settimana fa la notizia dell’ingresso di Mauro Dotti nel CdA e nel Comitato Esecutivo di Acros, consolidata realtà italiana del brokeraggio assicurativo con sede a Verona.
La nuova nomina è stata ufficializzata dal Consiglio di Amministrazione di Acros presieduto da Arnaldo Bergamasco e tenutosi il primo febbraio scorso.
L’arrivo di un manager di grande esperienza come Mauro Dotti, già in Marsh Italia e Inser, riafferma la volontà di consolidare e rafforzare la governance di Acros in un momento particolarmente delicato e di grandi cambiamenti, che inciderà in maniera strutturale sul mondo dell’intermediazione.
“Siamo convinti che il broker continuerà a essere una figura insostituibile ancora per moltissimo tempo, nonostante la rapida evoluzione del mercato. Ci attende una sfida principalmente culturale, dove sarà necessario ridisegnare il progetto aziendale in maniera coerente con la propria storia e la propria filosofia, in modo da garantire alla società un posizionamento stabile”, spiega Arnaldo Bergamasco, Presidente e Ceo di Acros, società che decise di fondare nel 1997, dopo aver maturato un’esperienza ultra-decennale in primari gruppi di brokeraggio internazionali.
Mentre si continua a navigare a vista, senza vedere ancora la fine del tunnel, Acros ha invece deciso di guardare avanti e anticipare il futuro. Un segno di grande ottimismo. Per farci spiegare le ragioni di questa decisione ci rivolgiamo direttamente ad Arnaldo Bergamasco.
Quali sono i motivi che hanno spinto Acros a rafforzare la squadra con l’arrivo di un manager come Mauro Dotti?
“Come ho avuto modo di spiegare al nostro staff – spiega Bergamasco - dopo aver positivamente definito la separazione dai nostri ex soci romani di Italfi, nell’ultimo biennio abbiamo realizzato gli ambiziosi progetti che ci eravamo posti e ora siamo pronti ad alzare ulteriormente l’asticella. L’ingresso di Mauro Dotti sarà di grande aiuto per proseguire il nostro percorso di crescita e consolidamento sul mercato. Non di meno siamo certi potrà aiutare a continuare il processo di organizzazione di Acros secondo logiche più manageriali, in modo di arrivare in tempi brevi a ragionare al 100% da azienda e non più da studio professionale. Mauro entrerà a far parte sia del nostro CdA che del Comitato Esecutivo (unitamente a mio figlio Andrea e a me), organismo dentro il quale si definiranno le strategie e si riorganizzerà la società. Logiche manageriali che non potranno prescindere dal fattore umano di tutta la squadra di Acros: rafforzare le qualità del singolo per crescere insieme attraverso le competenze e la formazione per essere in partnership con i nostri clienti”.
Quale impatto ha avuto la pandemia sull’attività quotidiana di una società come Acros abituata ad avere un dialogo continuo, una presenza costante al fianco del cliente?
“A distanza di poco meno di un anno dall’inizio della pandemia devo dire che siamo soddisfatti di come siamo riusciti a fronteggiarla. Siamo ovviamente stati molto attenti e prudenti, ma non è mai venuto meno il forte legame di vicinanza tra i nostri Clienti e qualsiasi nostra funzione societaria. La tecnologia ci ha in parte aiutato, ma non siamo innamorati dello smart working. Lo abbiamo utilizzato e in parte lo stiamo utilizzando anche adesso, ma non vediamo l’ora di poter tornare alla normalità, alla possibilità di ritornare alla completa interazione tra le varie Persone del nostro staff”.
Quali opportunità ci sono per un piccolo broker indipendente nel nostro Paese?
“Non credo sia giusto dare una risposta “secca”. Ritengo infatti dipenda molto da svariati fattori. Primo tra tutti la tipologia di clienti che si hanno e se la struttura è più votata all’intermediazione o alla consulenza. Personalmente ritengo ci saranno notevoli difficoltà per i piccoli broker molto orientati all’intermediazione e ancor più con clientela retail e small business. Noi abbiamo una visione molto chiara, che stiamo portando avanti da due anni e che ora intendiamo rafforzare ulteriormente: il futuro ci dirà se oltre che essere chiara è anche corretta”.
Riduzione del fatturato delle aziende, reddito delle famiglie in calo, commercianti e liberi professionisti a rischio chiusura. Tutto questo comporta una riduzione di portafoglio. Quali strategie mettere in atto per superare la crisi?
“Ci attende un periodo molto complicato, che riguarderà l’intero settore. Settore che è possibile venga a ridisegnarsi in maniera differente rispetto all’attuale. Ma come sempre, un momento di grande cambiamento nasconde rischi e opportunità. Anche grazie al prezioso contributo di Mauro Dotti faremo del nostro meglio per minimizzare i primi e massimizzare le seconde. Siamo molto attenti, come si suol dire “sul pezzo”, ma fiduciosi. Sicuramente la solidità economico patrimoniale e la visione chiara saranno di aiuto”.
Diversi indicatori restituiscono l’immagine di un mondo imprenditoriale più attento alla sfera del rischio, ma questa maggiore percezione si traduce in una maggiore richiesta di protezione?
“A mio avviso non ancora in maniera sufficiente, ma questo non mi stupisce. In Italia viviamo una realtà dove tuttora il rischio viene spesso trattato con poca attenzione e questo è sicuramente un grave errore. Spesso l’azione è in realtà una reazione ad un qualcosa che viene vissuto come una minaccia, quindi senza alcuna pianificazione. Questo è sicuramente un gap culturale che la nostra categoria dovrà aiutare a colmare, molto più di quanto non abbiamo saputo fare negli ultimi venti anni. Se continueremo a battagliare solo sul prezzo più basso sarà l’ennesima occasione sprecata. Ecco da dove arriva per tutti noi l’importanza di investire nella propensione a crescere per comprendere, gestire e offrire soluzioni più da consulente che da intermediario a fianco dei nostri clienti”.