
La prima è incentrata sul settore delle opere pubbliche, quali infrastrutture di ogni tipologia ed edifici con destinazione a pubblico servizio. Più in specifico, tutti i bandi di gara per appalti pubblici, o d'interesse pubblico, aventi per oggetto la realizzazione di infrastrutture e fabbricati, dovrebbero contenere la previsione espressa della voce "costo polizza assicurativa a garanzia dei rischi conseguenti a terremoto e alluvione", che, alla stregua della voce "oneri per la sicurezza" non sia soggetta a ribasso.
La polizza, con durata decennale e premio in unica soluzione, andrebbe a scadere in concomitanza con la coeva polizza di R.C. Postuma sull'opera realizzata, ed a quella data, sarà obbligo ex legem per l'ente pubblico, nel cui demanio ricadrà l'infrastruttura od il fabbricato, far redigere, da perito terzo, apposito verbale di consistenza e di verifica antisismica, sulla base del quale procedere, poi, ad assicurare l'opera per ulteriori dieci anni.
Prevedibili le obiezioni generalizzate e di pura facciata alla proposta, quali: onere aggiuntivo per la P.A. - aumento costi delle opere - ulteriore laccio o vincolo a libero mercato. LA rispota sta in una semplice contro-domanda: quale sarebbe il costo da sostenere per una ricostruzione nell'eventuale ipotesi di evento catastrofale? Ma le argomentazioni Uea si spingono a temi di ben più consistente portata, quali la definitiva presa di coscienza dell'esaurimento delle finanze pubbliche a garanzia di eventi non previsti, o meglio, non inseriti in bilancio. Difatti, le cosiddette poste straordinarie, oramai, servono per la copertura degli oneri derivanti dalle crisi sistemiche finanziarie, anche riferite ad altri stati membri dell'Unione Europea. Nondimeno, bisogna tenere conto del grave peso del debito pubblico, che aleggia, sovrastandola, ogni manovra finanziaria.
Infine l'avvento del federalismo demaniale minerà sensibilmente la coesione sociale ed il solidarismo impositivo, tanto che, se non viene creato un meccanismo legislativo obbligatorio a garanzia del risarcimento dei danni catastrofali, potrebbe diventare molto complicato pretendere imposizioni fiscali o storni di poste attive di bilancio da una Regione, per andare a ricostruire opere infrastrutturali o edifici pubblici in un'altra. Di contro, sarebbe molto più concreto invocare un approccio più pragmatico a temi quali il reale risparmio nei costi degli appalti delle opere pubbliche, grazie alla sburocratizzazione di tutti quei passaggi inutili, surrettizi, dannosi, che comportano un aggravio sconcertante sul prezzo a base d'asta. In tal senso, è utile citare il risultato di un'importante ricerca del think tank Italiadecide, bipartisan e di alto profilo scientifico, realizzato sulla base della comparazione tra i costi di opere infrastrutturali in Italia e nel resto della UE. In sintesi, nel caso dell'alta velocità ferroviaria, i costi italiani sono stati "compresi in un range dai 20,3 ai 96,4 milioni a chilometro a seconda delle tratte, contro i 10,2 della Francia e i 9,8 della Spagna". Lo stesso dicasi in relazione alle reti autostradali, laddove “un chilometro di autostrada in Italia ha un costo medio di 32 milioni di euro, con una differenza rispetto alle infrastrutture degli altri paesi simile a quelle riscontrate, sopra, per quelle dell'alta velocità ferroviaria".
Ci pare sia questo il terreno principale sul quale lavorare per ridurre drasticamente e significativamente i costi ingiustificati ed ingiustificabili degli appalti pubblici, non già quel minimo ed irrilevante surplus derivante dalla "polizza obbligatoria per i danni catastrofali".
La seconda proposta Uea riguarda la tutela del patrimonio edilizio privato a gestione condominiale. Anche in questo caso si propone l'obbligatorietà della "polizza globale fabbricati (all risk incendio e rct) con estensione al terremoto ed alluvione".
Si tratterebbe soltanto di normare l'attuale situazione di fatto, visto che tutti i condomini, bene o male sono dotati di polizza globale fabbricati, da estendere ai danni da terremoto e da alluvione, ma soprattutto inquadrando l'intera problematica in un contesto normato, tale da garantire certezze non solo ai terzi, quanto ai condomini ed ai proprietari stessi.
Giova ricordare che la distruzione totale o parziale del "bene casa", nel nostro Paese, non rappresenta soltanto un danno patrimoniale per il proprietario od un costo sociale ed umano elevatissimo, bensì anche un impoverimento complessivo del Sistema Paese, che fonda la sua solidità anche sul risparmio finalizzato al "bene casa", considerato un contraltare solido alle crisi finanziarie, elemento riequilibratore del debito pubblico e garanzia di solidità per 1'intero sistema. Mai come in questo periodo, tale fattore e stato evocato dal Governatore Draghi e dal Ministro Tremonti. É ovvio che questo impianto comporta un necessario salto culturale ed un ripensamento delle strategie assuntive delle Compagnie assicurative italiane. Basti pensare all'attuale sistema di valutazione, quotazione e gestione delle coperture rilasciate per i danni catastrofali. É chiaro che, in virtù dell'obbligatorietà legislativa delle coperture, ripartite sull'intero territorio nazionale, ancorché con quotazioni differenziate per aree sismiche, si creerebbero i cosiddetti presupposti tecnico-attuariali perché la copertura assicurativa e la sua riassicurazione, possano poggiare su equilibrio tariffario, gestione efficiente e corretta, quanto sollecita liquidazione del danno.
Del resto, le esperienze in tale campo di paesi a noi simili e vicini, quali la Francia su tutti, dimostrano la praticabilità e la positività di tale percorso. Ecco perché, proprio da L'Aquila, esempio tangibile di un disastro che ha colpito non solo l'Abruzzo, ma un patrimonio dell'umanità, Uea vuole far partire due proposte forti, dirompenti, quanto concrete e di immediata attuazione, come sempre, sol che si voglia, in questo paese, affrontare i problemi per risolverli.