La società PTOLEMUS Consulting Group ha realizzato lo studio a livello globale “‘Uberising’ auto insurance” per misurare l’atteggiamento delle compagnie di assicurazioni di fronte all’evoluzione telematica.
Il risultato dello studio sulle UBI (Usage-Based insurance, le soluzioni assicurative basate sull’effettivo comportamento di guida) indica, nel suo complesso, un certo ritardo del settore. Infatti, con 230 programmi attivi e 12 milioni di clienti, le soluzioni Usage-Based Insurance (UBI) sono ormai un fenomeno globale che rispetto a due anni fa raddoppia il numero di Paesi interessati.
Entro il 2020, quasi 100 milioni di veicoli a livello globale saranno assicurati con polizze telematiche ed entro il 2030 è previsto che la copertura di questi programmi interesserà oltre il 50% dei veicoli mondiali, generando oltre 250 miliardi di euro in premi per le compagnie assicurative.
Gli Stati Uniti sono destinati a diventare il più grande mercato mondiale delle UBI, ma nonostante questo molte compagnie USA si muovono in netto ritardo e più di un player, anche di grandi dimensioni, devono ancora sviluppare se non avviare del tutto, programmi assicurativi ad hoc.
“Nel momento in cui si stanno diffondendo sempre di più soluzioni a basso costo come le app per gli smartphone, soluzioni integrate ai veicoli o reperibili nel circuito aftermarket segmento – sostiene Frederic Bruneteau, managing director di PTOLEMUS –, le compagnie assicurative non hanno più alcun motivo per procrastinare ulteriormente l’ingresso in questo. Così come è successo per Uber nel trasporto automobilistico, la telematica è destinata a trasformare radicalmente il modello di business che gravita sul comparto assicurativo Auto, dall’assunzione alla gestione dei sinistri. Le compagnie che continueranno a basarsi su modelli puramente statistici hanno probabilmente i giorni contati”.