
Che gli ADAS siano diventati protagonisti della sicurezza stradale non è più una novità, ma ora Verti Assicurazioni, compagnia dal DNA digitale, ci dice anche quali tra questi dispositivi si rivelano davvero efficaci nel prevenire i sinistri.
L’osservatorio Verti Movers ha analizzato oltre mezzo milione di polizze e ha messo nero su bianco un dato interessante: il monitoraggio dell’angolo cieco, noto come Blind Spot Assist, è l’ADAS che più di tutti contribuisce a evitare incidenti. Con una frequenza di 864 casi ogni 1000 sinistri e una riduzione del 13% del rischio rispetto ai veicoli che ne sono sprovvisti, questo sistema si conferma un alleato prezioso, soprattutto per le auto di nuova generazione, sempre più grandi e complesse da manovrare.
Non è un caso che la sua utilità sia stata più volte sottolineata anche nella cronaca, specie in relazione agli investimenti di pedoni da parte di mezzi pesanti. Ma non tutti gli ADAS brillano allo stesso modo: la frenata automatica d’emergenza (AEB), ad esempio, mostra una frequenza di 942 casi ogni 1000 sinistri e una riduzione del rischio del 5,8%.
Un risultato meno incisivo, che però trova spiegazione nella necessità di una manutenzione rigorosa. “Perché sia realmente efficace e non rappresenti un ulteriore pericolo, non riconoscendo con perfetta precisione la distanza di ostacoli o pedoni, è necessario che i sensori e le telecamere che lo governano siano correttamente ricalibrati ogni volta che si porta il veicolo in manutenzione”, si legge nel report.
La tecnologia da sola non basta, come ricorda anche Marco Buccigrossi, business director di Verti Assicurazioni: “Gli ADAS rappresentano oggi uno dei principali strumenti a nostra disposizione per raggiungere l’obiettivo UE di azzerare la mortalità sulle nostre strade entro il 2050, sottolinea, aggiungendo che gli studi più recenti ci dicono che l’uso di tecnologie ADAS potrebbe evitare oltre 249.000 morti e oltre 14 milioni di feriti non letali entro quella data in uno scenario medio”. Ma l’avvertimento è chiaro: “non devono mai essere considerati come dei nostri sostituti alla guida”. Anche con l’avanzare della guida autonoma, l’elemento umano resta centrale. “La nostra attenzione e la nostra prudenza saranno centrali nel garantire piena sicurezza alla guida, a conferma della centralità dell’Uomo anche nell’ecosistema della Mobilità”, conclude Buccigrossi. Insomma, gli ADAS ci aiutano, ma il volante lo teniamo noi.