Si preannuncia una dura battaglia tra Cattolica e Banco BPM. Secondo la compagnia veronese l’operazione di esercizio dell’opzione “call” da parte di Banco Bpm sulle quote possedute da Cattolica nelle joint venture Vera Vita e Vera Assicurazioni è “priva di ogni fondamento” e “priva di qualsiasi effetto giuridico”: per questo motivo, Cattolica ha chiesto a Banco Bpm fino a 500 milioni di euro di danni.
Cattolica contesta la questione del presunto cambio di controllo in compagnia che è l’argomento base utilizzato da Banco Bpm per esercitare la call, dopo l’ingresso col 24,4% delle Generali. In una lunga lettera-diffida, la compagnia guidata da Carlo Ferraresi sostiene “infondato” il sospetto di un cambio di controllo.
Generali, si legge nella lettera di diffida, “non determina - oggi e comunque non essendoci previsioni nè tantomeno accordi per il futuro - la maggioranza in assemblea nè in alcun modo, neanche per approssimazione, la maggioranza in Consiglio di amministrazione”.
Quanto riconosciuto in via parasociale, e poi in parte tradotto in alcune clausole statutarie “non comporta neanche minimamente un’influenza dominante sulla gestione di Cattolica in capo ad Assicurazioni Generali, ma solo una rafforzata tutela della stessa come investitore assai rilevante”.
Cattolica ricorda inoltre come il contratto disponga che “la call non può essere esercitata ove vi sia una trasformazione di Cattolica appunto in spa”, trasformazione avvenuta con l'assemblea della scorsa estate.
Sul valore della call inoltre Cattolica sottolinea gli scostamenti al ribasso (tra il 15,8% e l’83,9% a seconda dei rami) della raccolta assicurativa delle joint venture tra obiettivi e consuntivo, “un andamento del tutto insoddisfacente” che genererebbe, ragionano a Cattolica, circa 50 milioni di penali da mancati obiettivi. Altri 452,18 milioni di danni rappresentano invece la differenza tra quanto Cattolica ha investito due anni fa e quanto oggi si vedrebbe riconoscere da Banco Bpm.
Cattolica dà 7 giorni di tempo alla banca per fare un passo indietro. Poi la parola passerà agli arbitri.