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Cineas: la medicina difensiva costa 13 miliardi all’anno

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Lunedì, 17 Novembre, 2014 - 06:38
Autore: Gillespie

Tredici miliardi di euro, pari al 10% della spesa sanitaria. Tanto vale oggi in Italia il fenomeno della medicina difensiva, esami e prestazioni evitabili prescritte dai camici bianchi per tutelarsi contro il pericolo di denuncia. 

Un’emergenza analizzata nel Libro bianco realizzato dal Cineas, Consorzio universitario per l’ingegneria delle assicurazioni del Politecnico di Milano. Ospedali e assicurazioni: come tutelare il paziente, il personale ospedaliero e lo Stato è il titolo del documento che indica una via contro la spirale viziosa dei presunti sinistri, dalla fuga delle compagnie assicurative e dalla tendenza delle aziende ospedaliere a rinunciare alla copertura o a ricorrere al fai da te.

La via di uscita? Puntare su robusti modelli di risk management, addestrando manager specializzati nella gestione del rischio in corsia.

Circa l’introduzione dell’obbligo di polizze per la responsabilità civile professionale in campo sanitario, stabilito dal ‘decreto Balduzzi”, la normativa appare “poco esaustiva e scricchiolante: da un lato non vi è alcun obbligo in capo alle compagnie assicurative di sottoscrivere il rischio sanitario, dall’altro non è prevista alcuna sanzione per il mancato adempimento all’obbligo di dotarsi di idonea copertura assicurativa per le strutture”.

In questo quadro, osserva il direttore del Cineas, Carlo Ortolani, “si inserisce un andamento del rapporto sinistri/premi che comporta risultati disastrosi per le compagnie di assicurazione”.

Il pool di esperti reclutati per il Libro bianco indica come cruciale «la creazione di competenze specialistiche multidisciplinari: il cosiddetto ‘hospital risk manager’, figura obbligatoria per decreto legislativo dal 2008, in grado di valutare e gestire tutti i rischi che sono una minaccia per l’assistito e il patrimonio ospedaliero. Così si riuscirebbe a conoscere meglio il fenomeno e a creare una base statistica per quantificare un premio equo da parte delle compagnie, alle quali si potrebbe ragionevolmente imporre l’obbligo di stipula. La riduzione del rischio ridurrebbe l’onere dei sinistri e l’ammontare del premio assicurativo.

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