Sono sempre più care le coperture assicurative per i medici italiani che arrivano a pagare una polizza anche 15 o 16 mila euro all’anno per specializzazioni come chirurgia o ostetricia. Nel corso del 2011 (dati Ania) i premi sono cresciuti del 5,5% per i singoli e del 3,6% per le strutture sanitarie rispetto all’anno precedente.
L’aumento delle polizze è legato all’aumento dei sinistri denunciati dai pazienti, che nel 2011 hanno raggiunto i 31.500 casi, di cui quasi i due terzi relativi a polizze stipulate da ospedali. Le denunce da cosiddetta malpractice medica hanno registrato una riduzione del 6,7% rispetto al 2010 ma il numero rimane uno dei più elevati degli ultimi dieci anni. Secondo una ricerca dell’Ocse sulla malasanità, i cittadini europei più terrorizzati dagli errori medici sono proprio gli italiani: il 97% dei nostri concittadini si dice preoccupato, a fronte del 30% che afferma di aver realmente subito un errore medico.
Nel 2000, in Italia, le cifre dei risarcimenti erano schizzate a 2 miliardi e 400 milioni di euro, una cifra molto alta in confronto a paesi come l’Austria, in cui gli assicuratori pagavano 29 milioni all’anno, Germania (250 mln), Francia (350 mln), e superiore anche ai 750 milioni del Regno Unito. Negli ultimi anni le cause civili si sono stabilizzate e gli errori sanitari denunciati alle assicurazioni sono diminuiti, ma allo stesso tempo i costi continuano a salire. Quello medio per sinistro è passato da 40mila a 66mila euro. In totale, in nove anni, sono stati pagati risarcimenti per 1,5 miliardi, di cui 300 milioni solo nel 2012. L’ultimo report, «Medmal Italia» di Marsh, ha analizzato i dati di 96 strutture pubbliche, prendendo in considerazione i casi denunciati dal 2004 al 2012, mostrando come anche il valore assicurativo medio per il personale medico sia aumentato, variando fra i 5 e i 6mila euro.
Insieme ai costi delle polizze e all’entità dei risarcimenti salgono i costi (per la sanità pubblica) della cosiddetta «medicina difensiva», cioè quella serie di pratiche e di esami che vengono erogati dal Servizio sanitario anche in assenza di una reale necessità. Il costo della medicina difensiva, secondo una stima di Cergas-Università Bocconi, oscilla intorno ai 13 miliardi di euro all’anno, circa il 10% del fondo sanitario nazionale. Dunque i problemi sono diversi. Da una parte ci sono i medici, in difficoltà per i costi eccessivi delle polizze assicurative e spesso anche nell’impossibilità di trovare compagnie disposte a erogarle. Dall’altra c’è il sistema assicurativo, che soffre di perdite economiche dovute a rapporti sempre più difficili con gli assicurati.
Un problema a parte è quello dei giovani medici appena specializzati. Dopo che si specializzano non sono più sotto la copertura dell’ospedale, ma, diventando liberi professionisti, devono pagare profumatamente la polizza che può anche arrivare a costare 15 mila euro. Lo schema di decreto sulle assicurazioni ai professionisti sanitari, previsto dalla legge Balduzzi del 2012, è frutto di oltre un anno di lavoro con i contributi di esperti dell’Ania, delle Regioni, dell’Ordine dei medici e dei collegi delle professioni sanitarie. Ora dovrà essere approvato dalle Regioni. Le regole si articolano secondo sei principali direttrici: contratti di durata almeno triennale, massimale minimo di un milione a sinistro l’anno, bonus e malus calcolati a scadenza contrattuale, divieto di recesso da parte dell’assicuratore, possibilità di stipulare copertura assicurativa professionale anche tramite convenzioni collettive e non opponibilità della franchigia al terzo danneggiato.
Altro asse portante sarà il Fondo rischi sanitari, al quale potrà accedere chi esercita professioni sanitarie con il rischio di arrecare danni rilevanti a terzi e non è in grado di trovare una copertura sostenibile sul mercato. Il Fondo sarà gestito da Consap (Concessionaria servizi assicurativi pubblici) e opererà sotto la vigilanza dei Ministeri della Salute e dello Sviluppo, con l’assistenza di un comitato che avrà il compito di fissare condizioni e modalità d’accesso. Per quanto riguarda il finanziamento del Fondo, il decreto rinvia a un ulteriore provvedimento dello Sviluppo il compito di determinare il contributo che le compagnie di assicurazione dovranno versare, fino a un massimo del 4% dei premi incassati nel precedente esercizio. Il Fondo sarà alimentato anche dai professionisti che ne richiederanno il supporto: l’importo verrà stabilito dal comitato del Fondo e dovrà essere versato per almeno cinque anni.