L’Internet of Things è ormai entrato nelle case degli italiani, come conferma la forte crescita (+23%) registrata dalle soluzioni di IoT per la Smart Home, che nel 2016 ha sviluppato un valore di 185 milioni di euro.
Il potenziale del settore è comunque notevole. La casa connessa è infatti una delle chiavi di sviluppo principali dell’IoT, potendo infatti agire da traino rispetto a diversi settori chiave del Made in Italy.
Secondo i risultati della ricerca Smart Home dell’Osservatorio Internet of Things della School of Management del Politecnico di Milano, il 68% delle soluzioni per la Smart Home offerte sul mercato è “Do It Yourself”, con un processo di installazione semplificato, anche se non tutti gli utenti sono in grado di fare a meno del tecnico: il 70% di chi ha acquistato prodotti connessi si è rivolto a installatori o piccoli rivenditori.
Il 52% delle soluzioni offerte viene da start-up che spesso sviluppano proposte complementari a quelle dei brand affermati. Ma in questi mesi si stanno affacciando sul mercato italiano anche i grandi operatori con hub dotati di assistente vocale per dialogare con gli oggetti connessi (Google Home, Amazon Echo): l’ingresso dei grandi marchi spingerà certamente lo sviluppo della casa connessa, renderà più facile l’interoperabilità tra i vari oggetti (che resta ancora una grande barriera) e sarà fondamentale per aumentare la fiducia dei consumatori.
L’82% del mercato è ancora legato alla filiera tradizionale, composta da installatori e distributori di materiale elettrico, ma cresce la quota dei “nuovi” canali come retailer, eRetailer e assicurazioni che insieme rappresentano il 18% (circa 30 milioni di euro).
I possibili impieghi sono molti e variegati, però la maggioranza delle oltre 290 soluzioni per la casa connessa censite in Italia e all’estero (il 31%) è dedicata alla sicurezza – tra videocamere di sorveglianza, serrature, videocitofoni connessi e sensori di movimento – seguita dalla gestione energetica, come le soluzioni per il controllo remoto degli elettrodomestici (10%), la gestione dei sistemi di riscaldamento e raffreddamento (8%), il monitoraggio dei consumi dei dispositivi elettrici (10%).
“L’Internet of Things sta iniziando a entrare nelle case degli italiani, ma quello a cui stiamo assistendo è solo l’inizio di un percorso di crescita dal grande potenziale”, ha sottolineato Angela Tumino, Direttore dell’Osservatorio Internet of Things.
“Per aprire davvero la porta all’innovazione è fondamentale offrire nuovi servizi ai consumatori: quelli più elementari come l’installazione, ancora indispensabile per una fetta importante della popolazione, e quelli evoluti che possano convincere gli utenti ancora scettici sul valore di una casa connessa”.
Le applicazioni Smart Home consentono di raccogliere moltissimi dati sul funzionamento dei dispositivi connessi e sul comportamento delle persone nell’abitazione: questo sarà uno degli aspetti cruciali per lo sviluppo del mercato, anche se le strategie per la valorizzazione dei dati sono ancora poco definite dalle aziende.
Sono 124 le startup operanti nella Smart Home a livello globale, in continua crescita (+26% rispetto al 2015), di cui 89 finanziate da investitori istituzionali e capaci di raccogliere complessivamente negli ultimi tre anni quasi 1,2 miliardi di dollari. Le soluzioni offerte dalle startup sono principalmente in ambito sicurezza (22%), gestione scenari (20%) e monitoraggio dei consumi energetici (18%). Produttori, compagnie assicurative, utility e OTT guardano alle nuove realtà con accordi di partnership o acquisizioni.