
Quale sarà il futuro del lavoro nell’era dell’Intelligenza Artificiale? A questa domanda ha provato a rispondere l’Innovation Training Summit, evento promosso da Ecosistema Formazione Italia (EFI).
All’appuntamento romano sono intervenuti rappresentanti delle istituzioni, imprese e realtà della formazione con l’obiettivo di ridisegnare le competenze per affrontare le grandi trasformazioni in atto, tra crisi geopolitiche, transizione digitale ed evoluzione dei modelli produttivi.
Tra i momenti chiave del summit, la presentazione della ricerca Ipsos “Intelligenza artificiale: cosa dopo il clamore?”, che indaga il rapporto tra persone, aziende e AI. I risultati mostrano una realtà in rapido cambiamento: il 40% degli intervistati afferma che l’AI ha già modificato la propria vita, mentre il 66% è convinto che ne trasformerà profondamente quella professionale. Tuttavia, il livello di comprensione dell’AI in Italia (51%) resta inferiore rispetto alla media internazionale (67%), segnalando un gap da colmare.
Le tecnologie generative stanno diventando parte dell’esperienza quotidiana: sei persone su dieci hanno già utilizzato una chat AI, con ChatGPT al primo posto (73%). Ma per accompagnare questa rivoluzione servono competenze adeguate. Il 48% del campione intende avviare un percorso di formazione per comprendere e sfruttare al meglio queste innovazioni.
Anche il mondo delle imprese è in movimento: il 51% vede nell’AI un alleato per l’efficienza operativa, il 49% per l’analisi dei dati, il 47% per l’automazione dei processi ripetitivi. “Viviamo in un’epoca di grandi evoluzioni”, ha affermato Kevin Giorgis, presidente di EFI. “La formazione tradizionale non basta più. Dobbiamo diventare una Smart Nation, dove istituzioni, scuole, università e aziende collaborano per una formazione dinamica, inclusiva e pronta a rispondere alle sfide globali”.
Nel corso del summit è emersa con forza l’urgenza di colmare il divario tra competenze richieste e disponibili. Le professioni del futuro — che si tratti di tecnici, analisti dei dati, esperti di cybersecurity o progettisti di sistemi intelligenti — non potranno prescindere da una solida preparazione digitale. Tuttavia, come sottolineano diversi relatori, la tecnologia da sola non basta: servono anche capacità umane come la leadership, il pensiero critico, l’apprendimento continuo e la collaborazione. Il cambiamento va accompagnato da una visione sistemica in cui innovazione e centralità della persona procedano insieme. La sfida è grande, ma la direzione è tracciata.