Secondo uno studio di Clyde & Co. il numero di fusioni e acquisizioni conclusesi tra imprese assicurative ha subito un forte calo negli ultimi mesi, dopo il picco raggiunto nella prima metà del 2015.
Gli accordi realizzati nei mesi tra l’ottobre 2015 e il marzo 2016 infatti sono stati 173 su scala globale, contro i 250 del semestre precedente.
Una delle principali ragioni dell’inversione del trend è il fatto che molte società oggi considerano un ampio spettro di strategie di espansione alternative, come per esempio la rilocazione del business in altri mercati, l’ampliamento del portafoglio o gli investimenti in innovazioni tecnologiche (per esempio nel settore insurtech).
Secondo Andrew Holderness, direttore del Corporate Insurance Group, le operazioni di M&A (mergers and acquisitions) sono la strada migliore da intraprendere per le imprese che vogliono consolidare la propria posizione sul mercato, o che sono in cerca di diversificazione (anche geografica). Tuttavia l’incertezza scatenata dalla Brexit ha avuto un impatto notevole anche in questo senso, con le società che si sono fatte più caute nelle loro strategie espansionistiche. Inoltre bisogna sempre considerare che la ricerca del partner adeguato per una fusione non è mai semplice, anzi richiede ingenti investimenti di tempo ed energia.
Per tutte queste ragioni sempre più imprese prediligono altre opzioni se hanno intenzione di ridimensionare la propria struttura aziendale.
Allo stesso tempo però secondo Holderness la creazione di joint venture con partner locali è una possibilità sempre più attrattiva per molte compagnie che operano su scala mondiale. Singapore e Miami per esempio sono i centri al momento più dinamici in cui investire, ma anche la Cina e l’India stanno aprendo ai partner stranieri grandi possibilità di accesso ai loro mercati nazionali.