
Nel clima di pessimismo imperante che aleggia dal momento dell’esplosione della crisi sanitaria, lo studio “The State of Growth” realizzato da Oracle NetSuit, riporta un po’ di luce, sostenendo che il 72% delle aziende italiane ha raggiunto o superato l’obiettivo di crescita prefissato per il 2020, nonostante le difficoltà e i problemi.
La ricerca ha raccolto dati da 2.000 dipendenti – di livello manageriale ed executive – di varie aziende in Italia, Regno Unito, Francia, Germania, Spagna, Benelux, Scandinavia e Medio Oriente, e ha esaminato come le aziende hanno affrontato le sfide imposte dall’emergenza Covid-19 e le aspettative di crescita.
“I risultati dello studio indicano chiaramente che molte aziende italiane si sono prontamente attivate per fronteggiare la situazione pandemica al fine di raggiungere gli obiettivi di crescita prefissati”, commenta Angelo Souther, Senior Sales Manager di Oracle NetSuite per l’Italia. “Le aziende sanno di dover affrontare ulteriori sfide – situazioni in continuo cambiamento e preferenze dei dipendenti su come e dove lavorare – e le realtà che si evolveranno rapidamente e in modo efficiente potranno accelerare la loro crescita”.
Le dichiarazioni dei manager italiani che dichiarano, nel 72% di aver raggiunto o superato gli obiettivi di crescita, sono in linea con quelli degli altri Paesi: Regno Unito (83%), Benelux (83%), Germania (80%), Scandinavia (78%), Francia (73%) e Medio Oriente (70%).
In tutti i Paesi analizzati, i settori di attività con i migliori risultati sono: pubblicità, media ed editoria (89%), servizi professionali (85%) e software e tecnologia (82%), che hanno registrato una crescita superiore a quella del settore manifatturiero (64%) e del retail (70%).
Nonostante il permanere di alcune problematiche, il 59% degli intervistati italiani si aspetta una crescita del fatturato per il 2021, mentre il 15% non prevede variazioni rispetto all’anno precedente. La Spagna (66%) risulta essere il Paese che ha più fiducia nella crescita, davanti al Regno Unito (65%).
La maggioranza delle aziende italiane intervistate non sono state sopraffatte dalla pandemia. Solo il 22% degli intervistati italiani ha menzionato il Covid-19 come principale minaccia esterna per il business, seguito dalla riforma fiscale e dalle normative statali (19%) e dalla Brexit (16%).
I risultati finanziari positivi vanno attribuiti alla capacità delle aziende di reagire – il 76% degli intervistati in Italia ha valutato la propria azienda sopra la media in termini di capacità di adeguamento delle priorità aziendali a causa da COVID-19. L’85% degli italiani intervistati ha dichiarato di aver dovuto cambiare il modo di collaborare con i clienti negli ultimi 12 mesi, e il 74% ha dichiarato una crescita delle vendite online, così come un’espansione dei canali di vendita (75%).
L’impatto del telelavoro sui dipendenti
Durante lo scorso anno si è consolidato un cambiamento del modo di lavorare dei dipendenti e delle loro aspettative per una modalità ibrida per il futuro.
- Solo il 23% dei dipendenti italiani intervistati prevede un ritorno a tempo pieno presso le sedi aziendali, con i dipendenti oltre i 55 anni che mostrano una maggiore disponibilità a tornare in ufficio (42%). Oltre un terzo (38%) degli intervistati italiani preferirebbe mantenere un orario di lavoro flessibile.
- Tuttavia, ciò non significa un passaggio completo al telelavoro per il futuro. Il 42% prevede di lavorare da remoto per più della metà del tempo (rispetto al 35% che già lo faceva prima della pandemia).
- Il lavoro da remoto, nelle aziende interpellate, ha avuto un impatto minimo sulla capacità di collaborare e risolvere i problemi: il 58% afferma che è rimasta invariata e un ulteriore 9% degli intervistati italiani sostiene che il telelavoro ha migliorato le loro capacità.
- I telelavoratori si sono adattati, sebbene tra gli aspetti di cui sentono maggiormente la mancanza, rispetto al posto di lavoro, ci sia la collaborazione di persona “vis-à-vis” (36%) mentre un ulteriore 64% degli intervistati italiani non sente la mancanza della collaborazione “in presenza” con i colleghi, il che sembra suggerire che molti hanno trovato un ritmo organizzativo con il lavoro a distanza.