
La produzione industriale è calata ancora a sorpresa a ottobre, sia pure in minor misura rispetto a settembre (di -0,1% m/m, dopo il -0,9% precedente). Su base annua, l’output è sceso a -3% (da -2,7% precedente se corretto per i giorni lavorativi e +0,3% grezzo): si tratta di un minimo da oltre un anno.
Il dettaglio per raggruppamenti principali di industrie è misto e meno negativo del dato sintetico, in quanto mostra un rimbalzo della produzione (dopo il calo del mese precedente) sia per i beni strumentali (+1,2%) che per i beni di consumo (+0,3%, di cui +1,4% per i durevoli), mentre continuano a contrarsi i beni intermedi (-0,8%) e l’energia (-0,7%). Anche lo spaccato per settore di attività economica resta misto, ma è in via di deterioramento.
Il comparto manifatturiero più colpito da una crisi “strutturale” si conferma quello delle apparecchiature elettriche (-16,5%).
Da notare il peggioramento del settore farmaceutico, che due mesi fa faceva segnare un incremento annuo a due cifre e a ottobre registra una diminuzione tendenziale di ben
-14,9%a/a.
In deterioramento anche la chimica, che a ottobre passa in rosso a -0,2% a/a.
Gli unici settori manifatturieri che mostrano una tendenza annua positiva (e in miglioramento nel mese) sono i mezzi di trasporto (+4,3% a/a), l’elettronica (+4,2% a/a) e le altre industrie manifatturiere (+1,6% a/a).
In pratica, l’industria inizia il trimestre con una nota negativa: stimiamo una flessione dell’output di -0,7% negli ultimi tre mesi dell’anno (dopo il -1,1% del trimestre estivo). Ciò è coerente con la nostra stima di un PIL ancora in calo nel trimestre corrente (mentre il consenso si attende una stagnazione).
In sintesi, l’industria, che dovrebbe essere il settore a beneficiare maggiormente dell’indebolimento del cambio e del calo delle quotazioni delle materie prime, non sembra ancora in grado di traghettare il resto dell’economia fuori dalla recessione. Nelle nostre stime, uno shock simultaneo del 10% sulle quotazioni del cambio e del greggio può aggiungere in media nell’anno successivo almeno uno 0,5% alla crescita del PIL italiano.