
Negli ultimi tre anni circa il 60% dei settori produttivi ha assistito a un aumento di episodi di violazione dei dati informatici. Il comparto insurance tuttavia ha registrato un picco di +317% nella prima metà del 2016, rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso.
Ciò è quanto emerge da un’indagine dell’Information Commissioner's Office (ICO) realizzata su richiesta di Egress Software Technologies. Quest’ultimo numero è particolarmente allarmante, considerato che un compito delle imprese assicurative sarebbe proprio quello di fornire consulenza ai clienti sulle loro politiche di protezione dei dati.
Andando alla ricerca delle principali cause che si celano dietro questi risultati, la più rilevante sembrerebbe essere l’errore umano, che da solo origina il 62% delle effrazioni. Con questo si intende dati inviati al destinatario sbagliato (17%), perdita o furto di documenti (17%), e email inviate a riceventi errati (9%). Pagine web poco sicure e attacchi di hacker invece raggiungono insieme solo il 9%.
Nonostante questi dati, la maggior parte delle aziende continua a focalizzarsi sulle minacce esterne: il 49% dei manager dà la precedenza a cyber-attacchi e hacking, mentre solo il 20% considera gli errori dei dipendenti come la priorità. Come suggerisce Tony Pepper (CEO di Egresss): “Si continuano a fare sempre i soliti errori perché le priorità non sono ben bilanciate, così le aziende restano continuamente esposte al rischio”.
Per invertire il trend occorre prima di tutto una presa di coscienza sulla vera origine del problema.