
Secondo le analisi di Cooperatives Europe le cooperative con un giro d’affari superiore ai 100 milioni di dollari, sarebbero 160 mila in Europa contro le 30 mila americane. Gli impiegati sarebbero 5,4 milioni, mentre un cittadino europeo su cinque sarebbe socio di una cooperativa.
L’Europa crede che questa forma aziendale possa aiutare gli stati membri a uscire dalla crisi, tanto da lanciare nel 2010 una strategia per lo sviluppo delle cooperative, una roadmap che si snodata in un percorso destinato a concludersi nel 2020.
In generale, in tutti gli stati europei le cooperative hanno resistito bene alla crisi, con un aumento del fatturato tra il 2010 e il 2012, con l’eccezione di Italia (-49% nel fatturato) e Irlanda (-25%).
Guardando alle top 300, è possibile capire quali sono stati i settori che hanno permesso di vincere la scommessa di raggiungere elevati volumi di affari. Sono soprattutto le cooperative del settore assicurativo (41%), agricolo e (27%) e del commercio (20%) quelle più rappresentate tra le aziende che sono emerse a livello internazionale. Ma solo parzialmente questi settori hanno contribuito al benessere europeo.
Osservando i settori più da vicino, e misurando il fatturato delle cooperative confrontato con il loro contributo al benessere del paese (fatturato/GDP pro-capite), si scopre quanta importanza abbia l’agricoltura soprattutto per i paesi asiatici così come il settore assicurativo vada forte soprattutto in Giappone, mentre come il commercio e le banche la facciano da padroni nel mercato europeo. Nel caso dell’Italia il contributo maggiore viene da cooperative classificate nel settore degli “altri servizi”, che comprende business e trasporti.