Crisi
Le tensioni del Medio Oriente non hanno ancora prodotto effetti particolarmente gravi per i nostri scambi commerciali. Secondo un’analisi della CGIA di Mestre, tra i primi due mesi del 2023 e lo stesso periodo di quest’anno, il numero di navi mercantili (cargo e cisterna) in arrivo nei porti italiani è diminuito di 169 unità (pari a -3,6% del totale arrivi).
Oltre alle ripercussioni della guerra in Ucraina, la stretta monetaria globale e i molteplici vincoli alla crescita cinese fanno presagire prospettive pessimiste.
Il report redatto dall’Istat “La soddisfazione dei cittadini per le condizioni di vita, nel 2020”, ci restituisce un’immagine contradditoria. Da un lato gli italiani si mostrano soddisfatti del proprio tenore di vita personale, dall’altro però 1 famiglia su 3 deve far fronte al peggioramento della proprio situazione economica.
Mentre gli assicuratori stanno aumentando i prezzi delle coperture e selezionano i rischi con rinnovata attenzione, la crisi sanitaria potrebbe stimolare lo sviluppo di captive assicurative, create all’interno delle aziende per gestire meglio i loro rischi. Secondo un articolo del quotidiano Les Echos, circa 120 società francesi sono dotate di una captive.
Sono le donne e i giovani i soggetti che soffrono maggiormente la pandemia.
Le famiglie italiane guardano al dopo coronavirus e vedono un futuro incerto e pieno di difficoltà. Secondo il rapporto annuale Confcommercio-Censis che oltre ai dati di consuntivo 2019 analizza l’impatto del Covid-19 sulla fiducia e sui consumi, il 52,8% del campione vede un futuro nero per la propria famiglia, percentuale che sale al 67,5% in riferimento alle prospettive del Paese.
Una famiglia su cinque in Italia si trova in grave difficoltà economica a causa dell’emergenza pandemica e il 40% teme la disoccupazione, subito o il prossimo anno, con la paura concreta di veder ridurre le proprie entrate.
L’ultimo numero di Ania Trends fa i primi conti con l’impatto della pandemia Covid-19 sul sistema economico globale. Secondo le proiezioni di aprile del Fondo Monetario Internazionale, che disegna un quadro macroeconomico di forte deterioramento sul breve periodo, a soffrire maggiormente saranno i Paesi più avanzati, quelli europei in particolare, con contrazioni nell’output superiori a quelle registrate durante la crisi economica e finanziaria del 2008.
L’emergenza pandemica di Coronavirus lascerà in eredità perdite devastanti sul piano dell’occupazione. Secondo l’Organizzazione internazionale del Lavoro (Ilo) “cancellerà 6,7% delle ore lavorate nel mondo nel secondo trimestre del 2020, pari all’equivalente di 195 milioni di lavoratori a tempo pieno”.
La pesante crisi degli ultimi anni si è fatta pesantemente sentire anche in termini di investimenti pubblici.
Il 2017, secondo la Cgia di Mestre, l’associazione degli artigiani e delle piccole imprese guidata da Roberto Bottan sarà per l’Italia un anno in chiaroscuro con meno tasse e più lavoro.
È il settore delle costruzioni ad aver subito l’impatto più pesante di questi lunghi anni di crisi economica: il valore aggiunto si è infatti ridotto del 32% in termini reali (al netto dell’inflazione) tra il 2015 e il 2007, una contrazione molto più marcata rispetto a quella osservata nello stesso periodo per il totale dell’economia nazionale (-7,5%).
Secondo una stima di KPMG la gestione di emergenze politiche e crisi istituzionali raggiungerà un giro d’affari di oltre 10 miliardi di dollari entro il 2018, di fatto divenendo uno dei settori di punta del mercato assicurativo.
Dati positivi sul fronte delle imprese italiane che chiudono il 2015 con un saldo positivo tra entrate e uscite, di 45 mila aziende in più rispetto all’anno precedente.
Un’impresa fornitrice su tre in Brasile, Canada, Messico e Stati Uniti dichiara che circa il 20% del valore totale delle fatture emesse nei confronti delle imprese loro clienti risulta ancora non pagato a più di tre mesi dalla scadenza originaria della fattura.