L’emergenza pandemica di Coronavirus lascerà in eredità perdite devastanti sul piano dell’occupazione. Secondo l’Organizzazione internazionale del Lavoro (Ilo) “cancellerà 6,7% delle ore lavorate nel mondo nel secondo trimestre del 2020, pari all’equivalente di 195 milioni di lavoratori a tempo pieno”.
A rischio ci sono oltre 25 milioni di posti di lavoro nel mondo, sostiene l’Organizzazione che rivede le stime pubblicate solo lo scorso 18 marzo quando la forchetta era compresa tra 5,3 e 24,7 milioni di posti di lavoro a rischio nel mondo a causa dell'emergenza Covid-19. “L’aumento della disoccupazione a livello mondiale nel 2020 dipenderà molto dell’evoluzione della situazione e delle misure adottate. E’ molto probabile che a fine anno i numeri saranno significativamente superiore alla stima iniziale dell’Ilo che era di un massimo di 25 milioni”. Questa emergenza “è la peggiore crisi globale dopo la Seconda guerra mondiale”, sottolinea l’Ilo evidenziando come “circa 1,25 miliardi di lavoratori sono occupati nei settori identificati come ad alto rischio di incremento drastico e devastante dei licenziamenti e delle riduzioni dei salari e dell'orario di lavoro. Molti di questi occupano posti di lavori poco qualificati e poco retribuiti. Un’improvvisa perdita di reddito può rivelarsi devastante”.
La proporzione di questi lavoratori che operano in questi settori a rischio (tra i quali figurano i settori alberghiero e ristorazione, industria manifatturiera, vendite al dettaglio e attività commerciali e amministrative) varia dal 43% nelle Americhe al 26% in Africa. Per l’Ilo sono necessarie misure integrante su larga scala che siano incentrate su 4 pilasti: sostegno alle imprese, all’occupazione e ai redditi; rilancio dell’economia e dell’occupazione; protezione dei lavatori; instaurazione di un dialogo sociale tra governi, lavoratori e datori di lavoro per trovare le soluzione giuste.
Per il direttore generale dell’Ilo, Guy Ryder, “si tratta della più grande prova per la cooperazione internazionale da oltre 75 anni. Se un Paese crolla allora crolleremo tutti. Dobbiamo trovare delle soluzioni che aiutino tutti i segmenti della nostra società livello globale e in particolare quelli che sono maggiormente vulnerabili o meno in grado di aiutare se stessi. Le scelte che facciamo oggi avranno un impatto diretto su lo svolgimento di questa crisi e sulla vita di miliardi di persone. Prendendo le misure giuste possiamo limitare l'impatto di questa crisi e attenuare le ripercussioni che lascerà. Dobbiamo ricostruire meglio affinché i nostri sistemi siano più sicuri, più equi e più sostenibili”.