
Un weekend da dimenticare quello che ci siamo lasciati alle spalle. Prima la bomba di Brindisi e poi il terremoto che ha colpito l’Emilia. Una striscia di dolore che ha nascosto un altro tipo di sisma che ha scosso le fondamenta del sistema di welfare italiano, lasciando nell’incertezza tutti coloro che hanno subito dei danni: chi li pagherà?
Pochi giorni prima del terremoto, il 17 maggio, è infatti entrato in vigore il decreto legge n.59 che stabilisce le Disposizioni urgenti per il riordino della protezione civile. Pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 18 maggio, il decreto-prevede che lo Stato non risarcirà più i cittadini per i danni da calamità naturali. Questo significa che i cittadini, se vorranno tutelare i propri beni, dovranno ricorrere alle assicurazioni private. L’art. 2 del decreto, infatti, si occupa delle coperture assicurative su base volontaria contro i rischi di danni derivanti da calamità naturali con la possibilità di “essere estese ai rischi derivanti” da calamità le polizze assicurative contro qualsiasi danno a fabbricati di privati. Il tutto per “garantire adeguati, tempestivi e uniformi livelli di soddisfacimento delle esigenze di riparazione o ricostruzione di beni immobili privati destinati ad uso abitativo, danneggiati o distrutti da calamità naturali”.
Sono in molti a domandarsi a questo punto se lo Stato risarcirà i danni del terremoto dell’Emilia. Una soluzione positiva dovrebbe essere trovata oggi con la decisione del Governo di proclamare lo stato di emergenza per la zona interessata dal sisma. Che non potendo durare più di 100 giorni, andrà in scadenza il prossimo 28 agosto. Fino ad allora le spese saranno a carico dello Stato ma a partire dal giorno successivo alla ricostruzione dovrà pensarci la Regione che per recuperare fondi potrà far leva sulla tassa sulla benzina. Difficile pensare che basti la tassa sulla sfortuna per rimettere in piedi l’intera area colpita ed è altrettanto impensabile che scaduti i 100 giorni lo Stato lasci un’intera regione al suo destino. Forse bisognerà ripensare con calma a tutto l’impianto normativo, facendo chiarezza su quello che potrà avvenire una volta scaduti i 100 giorni.