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Negli ultimi due anni l’84,88% delle aziende italiane ha aumentato le attività di gestione dei rischi operativi

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Mercoledì, 12 Ottobre, 2022 - 08:54
Autore: Gillespie

Nell’attuale contesto socio economico possedere una piena comprensione dei rischi operativi è fondamentale per assumere decisioni imprenditoriali in piena coscienza. 

I CFO in questo svolgono un ruolo cruciale: all’interno di un efficace processo di Corporate Governance, devono infatti saper tracciare l’orizzonte dei rischi, attraverso la loro identificazione, classificazione e quantificazione, oltre a saperli comunicare con efficacia all’interno e all’esterno dell’impresa, accompagnando l’informazione con concrete proposte di azione di mitigazione.

Secondo la ricerca “La gestione dei Rischi Operativi nell’ambito della Corporate Governance” realizzata da Strategica Group e Andaf, i CFO italiani sembrano andare nella giusta direzione. 

Più di otto su dieci (81,28%) sono coinvolti nelle attività di gestione dei rischi, soprattutto nelle fasi “strategiche” quali la valutazione dei rischi (73,15%), l’identificazione dei rischi (66,44%), il monitoraggio dei rischi (48,99%) e l’analisi del contesto (46,98%). In misura minore, ma comunque significativa, partecipano alle fasi più operative quali le attività di prevenzione e protezione (40,27%) e la scelta del trattamento dei rischi (38,93%). 

“Il Risk Management è un’attività sempre più cruciale nelle imprese e i responsabili di tali processi sono chiamati oggi a fornire un contributo straordinario per supportare il senior management nell’assunzione di decisioni vitali per la continuità aziendale”, commenta Agostino Scornajenchi, presidente di Andaf. “Chi esercita la nostra professione non può trascurare il proprio costante aggiornamento sulle principali tematiche legate alla Corporate Governance e alla Gestione dei Rischi Operativi”. 

Nelle aziende italiane aumentano attività e budget dedicati alla gestione dei rischi operativi 

Negli ultimi anni, alla luce dei recenti eventi pandemici, sociopolitici, macroeconomici e di cambiamento climatico si è chiaramente registrato un generale aumento della sensibilità verso i rischi, che ha spinto le aziende a prendere coscienza della propria vulnerabilità, anche e soprattutto quella più inattesa.

Questa tendenza viene confermata dai risultati dell’indagine: più di otto CFO su dieci riportano come negli ultimi due anni la sensibilità della propria azienda verso i rischi operativi sia aumentata, addirittura molto per il 16,45% degli intervistati. Di conseguenza sono aumentate (nell’84,88% delle aziende) anche le attività di gestione dei rischi operativi, e più di una su due (51,98%) ha incrementato il budget ad esse destinato.

“Questa evidenza fa ben sperare per il miglioramento della cultura manageriale e della sostenibilità del nostro tessuto imprenditoriale, nonostante un numero elevato di imprese, anche di dimensioni significative, non risulti tuttora adeguatamente gestito sotto il profilo del risk management.

Il coinvolgimento di risorse professionali qualificate e specializzate, l’implementazione di un completo processo di gestione dei rischi, non legato alla sola soluzione assicurativa, unitamente allo sviluppo di un adeguato piano di comunicazione indirizzato ai vertici e agli stakeholder di tali imprese, che sia coerente con l’approccio al business e con gli obiettivi tipici dei relativi contesti imprenditoriali, potranno sicuramente contribuire alla crescita di una cultura del rischio”, commenta Enrico Guarnerio, Ceo & Founder Strategica Group.

Il 22,46% delle imprese italiane si è dotata di un Risk / Insurance Manager interno, percentuale che sale al 42,98% restringendo l’analisi alle aziende con fatturato sopra i 250 milioni euro. Sembra dunque essere quest’ultima la soglia dimensionale oltre la quale le imprese italiane cominciano a prendere seriamente in considerazione la strategicità di una figura dedicata esclusivamente alla gestione dei rischi. 

Esternalizzare ad una società di consulenza specializzata in Risk / Insurance Management (figura diffusasi molto negli ultimi anni), sembra essere l’opzione preferita dalle medie imprese, che in un terzo dei casi (32,63%) ricorrono all’outsourcing per la gestione dei rischi operativi. Tornando al campione generale, emerge un 15,51% di aziende in cui i rischi operativi non vengono gestiti in modo strutturato. 

Cyber risk, geopolitica e supply chain nella top three dei rischi per i CFO

È stato chiesto ai rispondenti di indicare quali rischi operativi avranno il maggiore impatto sulla loro organizzazione a breve (12 mesi), medio (3 anni) e lungo (10 anni) termine. Indipendentemente dall’orizzonte temporale al primo posto si trova il cyber risk, con percentuali oltre il 65%. Nel breve termine seguono i rischi geopolitici (terrorismo, guerre dei dazi, etc) con il 46,05% e quelli legati alle supply chain, duramente messe alla prova nell’ultimo biennio, con il 44,74%. Al quarto posto si trova una tipologia di rischio emergente, che sta guadagnando posizioni in tutte le classifiche di settore e che è al centro del dibattito per fenomeni quali la “Great Resignation”. Stiamo parlando dei rischi legati alle risorse umane, quali l’individuazione e la ritenzione dei talenti, il controllo del turnover, etc, citati dal 40,79% dei rispondenti.

Più l’organizzazione è grande, più è sensibile a rischi strategici e globali quali quelli legati agli ESG e alla sostenibilità. Se si analizzano le aziende con fatturato annuo oltre i 50 milioni euro, questo fattore si trova al terzo posto con il 42,11% delle indicazioni, quota che sale progressivamente e arriva al 55,17% (secondo posto nella classifica, subito dopo il cyber risk) nelle imprese con un fatturato sopra i 500 milioni euro. Anche i rischi legati al cambiamento climatico e alle catastrofi naturali guadagnano progressivamente posizioni con il crescere delle dimensioni dell’impresa fino ad arrivare al terzo posto (51,72%) nelle aziende con fatturato annuo sopra i 500 milioni euro.

Tag: 
CFO
Gestione rischi

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