
La fotografia scattata dal Randstad Workmonitor indica che i lavoratori del nostro Paese sono più propensi a ricercare un equilibrio tra lavoro e vita privata, anche a scapito della carriera professionale.
Se ancora il 72% degli italiani definisce il proprio lavoro importante nella vita, il dato è in calo di cinque punti rispetto a un anno fa ma, soprattutto, crolla la motivazione: solo 6 lavoratori su 10 si sentono motivati dal proprio lavoro, pari a 9 punti in meno rispetto a un anno fa, mentre solo il 51% si dichiara “ambizioso” per la propria carriera.
In cima alla classifica dei fattori più rilevanti balza proprio l'equilibrio tra lavoro e vita privata (94%), seguito dalla retribuzione (93%) e dalla sicurezza del lavoro (90%).
A seguire il “sentirsi realizzati” (87%), la flessibilità di orario (80%), il numero di giorni di ferie (79%), la formazione (79%), l'assicurazione sanitaria (75%).
L’opportunità di un avanzamento di carriera scende al nono posto, evidenziata dal 74%, superando di poco la politica sui congedi parentali (70%), i valori del datore di lavoro (69%), la possibilità di lavorare da remoto (67%).
Al contrario, un lavoratore italiano su 5 (il 22%) starebbe ricercando un nuovo lavoro all'interno o all'esterno della sua organizzazione, il 43% considera di farlo nel caso sorga un'opportunità appropriata nei prossimi 6 mesi. La mancanza di opportunità di carriera si colloca, ancora una volta, solo come quinta motivazione per cui si lascia il posto (per il 24% degli italiani), dopo un ambiente di lavoro non piacevole (29%), un lavoro che non si adatta alla propria vita personale (28%) e un basso stipendio (25%).
Il ruolo ideale per i lavoratori italiani tra 5 anni, racconta il Randstad Workmonitor, nella maggioranza dei casi è ancora un impiego a tempo pieno (62%). Se si chiede, invece, la massima ambizione cui aspirare, un terzo dichiara di non volere ricoprire ruoli manageriali (32%), mentre il 24% vorrebbe gestire un piccolo numero di persone.