
Nel tentativo di definire lo scenario post-Brexit in molti si sono interrogati sul futuro di Londra, attuale indiscussa capitale finanziaria d’Europa. In una nota rivolta ai leader economici della città lo scorso martedì, il sindaco Sadiq Khan si è espresso chiaramente su quello che è necessario fare per proteggere le attività economiche che hanno sede nella City.
Stando alle parole di Khan, che sono il risultato di lunghi colloqui con dirigenti di aziende con base a Londra, la priorità è la negoziazione di accordi di uscita che permettano la continuazione degli affari. In primo luogo la definizione delle condizioni di accesso al mercato unico, l’ottenimento dei visti e libertà di circolazione, la regolazione dei diritti di “passporting” (quelle norme che permettono a chi svolge un’attività in un paese dello Spazio Economico Europeo di operare liberamente anche negli altri paesi della comunità, accedendo direttamente al mercato unico tramite l’ottenimento di “passaporti” commerciali).
Secondo gli operatori del settore Londra non perderà il primato di capitale finanziaria, forte dell’expertise del sistema legale a supporto del business, della lunga tradizione accumulata, delle dimensioni del suo network e del vantaggio linguistico derivante dall’operare completamente in inglese senza la necessità di dover lavorare in due lingue. In particolare, nonostante l’uscita dall’UE, manterrà il suo primato per quanto riguarda il Forex (Foreign Enchange Market) e riuscirà a rimanere salda nel suo ruolo di leadership sul mercato internazionale. In definitiva i britannici si dicono ottimisti sul futuro al di fuori dell’Unione, anche se negare che ci saranno delle ripercussioni pare irrealistico.
È inevitabile che il business risentirà, almeno in parte, di questo grande cambiamento, ma allo stesso tempo è vero anche che l’entità del contraccolpo dipenderà in gran parte da quali saranno le condizioni del divorzio dall’UE, per conoscere le quali sarà necessario aspettare la fine dei negoziati con Bruxelles. In generale comunque pare che il settore più danneggiato sarà quello dei servizi, soprattutto bancari, in quanto tipicamente caratterizzato da un alto tasso di mobilità (di persone, di capitali, di città). Per queste aziende il luogo da cui operano non è fondamentale, dunque sono le più propense a rilocare le loro sedi in altre città europee come Francoforte, Dublino, Parigi o Madrid in base alla convenienza. La capitale irlandese sembra essere da questo punto di vista la più favorita, grazie al vantaggio linguistico di cui gode.
Al momento quindi Londra sembra non temere la prospettiva di un futuro fuori dalla comunità europea, bisognerà però attendere la conclusione delle trattative per vedere se questo clima di positività rimarrà invariato nel tempo.