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Risk Outlook 2026: perché l’incertezza è la vera prova di forza per le aziende

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Venerdì, 5 Dicembre, 2025 - 07:10
Autore: Gillespie

La decima edizione del Risk Outlook di International SOS, presentata a Milano insieme alla nuova Risk Map, mette in chiaro una cosa: vivere nell’incertezza non è più un’eccezione, ma la normalità con cui le organizzazioni devono fare i conti ogni giorno. E non basta più “essere preparati”; serve un modo nuovo di pensare la resilienza. 

I dati raccolti parlano chiaro: i rischi stanno correndo più veloci della capacità di risposta. Il 57% degli intervistati lo riconosce apertamente, mentre il 74% dice di avere sempre meno tempo per prendere decisioni critiche. Solo un terzo – il 35% – si sente davvero capace di mobilitare rapidamente i propri team. Eppure, quasi tutti (l’80%) sanno quanto sia importante individuare per tempo le minacce. Il problema? Soltanto il 20% riesce a verificare le informazioni con la rapidità necessaria. A complicare ulteriormente lo scenario c’è un’altra dinamica: per il 49% degli intervistati i rischi medici e di sicurezza sono sempre più intrecciati, un segnale che rende indispensabile un approccio integrato, non più a compartimenti stagni.

La Risk Map di quest’anno conferma che il contesto internazionale continua a essere agitato dalle tensioni geopolitiche. Iran e Niger salgono da Medio ad Alto rischio, il Myanmar scivola addirittura da Alto a Estremo. C’è però anche qualche segnale positivo: la Mongolia passa da Medio a Basso grazie a una maggiore stabilità interna. In India, invece, il rischio medico sale da Variabile a Medio, complice il miglioramento degli standard di cura nelle principali aree urbane.

Arnaud Vaissié, Co-Founder, Chairman e CEO di International SOS, ha riassunto bene la situazione: “Nel 2026 le organizzazioni si troveranno ad operare in un contesto caratterizzato non soltanto da una crescente complessità, ma anche da un’accelerazione senza precedenti dei cambiamenti globali. Tensioni geopolitiche, disastri naturali, pressioni inflazionistiche e fenomeni di polarizzazione esercitano un impatto significativo sulle attività aziendali e sul benessere dei dipendenti. Parallelamente, misinformazione e disinformazione contribuiscono all’erosione della fiducia, mentre le problematiche legate alla salute mentale continuano a intensificarsi in un momento in cui il capitale umano rappresenta un asset sempre più strategico”.

Vaissié insiste su un punto: la preparazione non può più essere un esercizio statico. Non basta dotarsi di strumenti; bisogna aggiornarli, metterli in relazione, farli dialogare con l’esperienza umana. L’intelligenza artificiale, dice, è un alleato potente, ma non un sostituto del giudizio: “È l’integrazione tra analisi avanzate e competenze specialistiche a consentire di trasformare la complessità in chiarezza e l’incertezza in una visione proattiva e orientata all’azione”.

L’incertezza, d’altra parte, è in forte aumento secondo il 66% delle organizzazioni. A trainarla è soprattutto l’instabilità geopolitica (47%), seguita dal cybercrime. Misinformazione e disinformazione, nonostante il loro potenziale distruttivo, vengono segnalate solo dal 14% come fattori determinanti: un dato che lascia intendere quanto siano ancora sottovalutate.

A questo si aggiunge un tema che torna in modo ricorrente: i budget. Cvete Koneska, Global Security Director di International SOS, ha messo il dito nella piaga spiegando che “le aziende hanno la possibilità di potenziare la propria capacità di anticipare e adattarsi al cambiamento. L’agilità e l’accesso a informazioni tempestive rappresentano oggi elementi imprescindibili per rafforzare la resilienza organizzativa”. Il problema è che quasi l’80% dei professionisti della sicurezza e della medicina aziendale prevede budget stabili o in calo, un limite che rischia di frenare la capacità di affrontare scenari sempre più complessi.

Sul fronte sanitario, poi, emerge un paradosso: oltre un miliardo di persone nel mondo vive problemi legati alla salute mentale, ma solo il 17% degli intervistati li considera una priorità tra le prime tre aree di rischio. Il Dott. Fareed Ahmed, Medical Director di International SOS, non usa giri di parole: “Trascurare la salute significa trascurare la persona. I dati che emergono dai casi gestiti da International SOS evidenziano come ansia e stress rappresentino le condizioni di salute mentale più frequenti per le quali viene richiesta la nostra assistenza, mentre problematiche legate alla terapia farmacologica possono spesso rendere più complessi gli spostamenti.” Ahmed sottolinea anche un aspetto cruciale: i rischi sanitari non viaggiano mai da soli. “Eventi meteorologici estremi, sfide relative alla salute mentale e rischi legati a malattie infettive tendono sempre più a sovrapporsi a crisi in ambito security. Per questo motivo è fondamentale che le organizzazioni adottino un approccio integrato”.

Il report, disponibile in italiano dalla prossima settimana, vuole essere proprio questo: uno strumento pratico per navigare un 2026 che si preannuncia impegnativo ma affrontabile, a patto di imparare a convivere con la variabile più imprevedibile di tutte: l’incertezza.

Tag: 
International SOS

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