
Sarebbe a rischio la performance economica tunisina che, dopo l’assassinio del leader politico dell’opposizione laica Mohamed Brahmi, “potrebbe avere ricadute su settori strategici come il turismo (che contribuisce complessivamente al 14% del Pil), e sulla capacità di attrarre investimenti esteri”.
Lo scrive in una nota la Sace spiegando “come le rinnovate tensioni politiche impatteranno sui tempi della ripresa economica e sull'effettiva capacità delle autorità tunisine di portare avanti le riforme”. Di recente, aggiunge la Sace il Fondo Monetario internazionale - con cui il Paese ha recentemente concluso un accordo da 1,75 miliardi di dollari - stima la crescita del Prodotto interno lordo tunisino al 4% nel 2013 e al 4,5% nel 2014. “Previsioni, queste, legate alla presenza di un contesto politico stabile”.
Nei primi tre mesi del 2013, ricordano gli analisti, la capacità di attrarre investimenti stranieri ha già registrato una riduzione del 10,6% rispetto allo stesso periodo del 2012. A livello di sicurezza, conclude la nota, la situazione resta critica. “Resta in vigore lo stato di emergenza, mai rimosso dalla caduta del precedente regime di Ben Ali e recentemente prorogato dal presidente Marzouki”.